LaRecherche.it
Scrivi un commento
al testo di Giuseppe D’Abramo
|
||||
fiumi nelle mie mani come ferite lungo tendaggi screziati fiumi che urlano come pazzi sfuggiti dalle rotondità oltretombali di donne misteriose fiumi di sfere di cristallo e mercurio che li senti presto alzarsi cedevoli nell’ubriachezza della sera fissarsi nello specchio del bagno simili a delle travi sulle quali ballano gatti festaioli fiumi come gengive sanguinanti al di là della penna che lavano i tuoi piedi dopo il peccato; nessuna azione lodevole dunque nessun prestigio. forse al mondo non importa che tu sia lì a mettere in fila parole o frutta fresca per far pratica con un revolver… |
|