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al testo di Amina Narimi
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L’azzeramento tiene il passo con l’amore che può darsi, anche nella voce spaventata, eppure ferma sulla lingua temprato battere del poco rimasto in piedi.
Prendo con me le pieghe azzurre del bianco invaso di parole, che tallona e spinge e la risposta è ancora un sacco nuovo di domande matrice e calco a richiamare voci ne dice il nucleo esplica il legame e guarda dentro con limpidità le offerte minime ai propri giorni come un'acqua che trascina in sé la luce per amore e sassolini, con un filo più sottile del cotone non c’è fine, con le mani pure, dove un giorno torneremo
a innalzarci senza volto
ci si riempie di gesti, di parole che non sanno di morire, per tornare -e puoi solo avvicinarti un poco al giorno al vero che non vedi come l’aria, finchè il vento lo rivela coi capelli sulla fronte, e non la nuca- come l’altra faccia della luna in ombra- siamo noi. Poi viene sera ed un sorriso dal chiarore certo, assomigliandosi l’ovunque e una preghiera, non sei tu il motivo della gioia, sono io che mi avvicino al canto. |
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