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al testo di Marco Galvagni
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Come scrive la psicologa, psicoterapeuta nonché scrittrice Valeria Bianchi Mian a proposito del suo notevole volume Favolesvelte:
“In questo libro troverete una buona parte delle trecentosessantacinque storie che io stessa ho inventato e disegnato per il blog nato a partire dal gennaio 2014 per esattamente un anno. Alcune opere sono rimaste fuori dal contenitore o perché troppo auto-referenziali o perché meno convincenti. La maggior parte dei disegni che andrete a scoprire tra le pagine sono stati rinnovati o completamente rivisti per la pubblicazione: ho scelto di illustrare solamente alcune. Il volume è organizzato in quattro aree. Nel primo gruppo troverete le storie d’amore, un compendio d’amore, il sentimento osservato nelle sue differenti forme. Nel secondo “capitolo” incontrerete le classiche filastrocche per bambini, le fiabe e le narrazioni del mondo fantastico, onirico e della vita quotidiana; potrete leggere le poesie civili e le storie evolutive. Nella terza parte del volume si entrerà nel buio leggendo i versi più “neri. Nella quarta ed ultima parte verranno narrati i casi di Daniel Viola. Sono filastrocche tutte notevoli che descrivono perlopiù nani e angeli, cavalieri e regine di cuori, ma non bisogna credere sia solo un’immersione immaginifica. Valeria Bianchi Mian possiede come arma descrittiva che ne fa tessuto narrante l’occhio immerso nella realtà sia azzurra che bigia perciò scrive di chi vive, sorride e piange, di chi impara e ricorda da adulto d’essere stato bambino. Di chi ama, di chi soffre e dei tanti umani strani che ci circondano, col parrucchino e gli stivali. Narra del il mondo che amiamo o odiamo per quel che di strano e folle ci regala. Perciò si riscontra tanta voglia di vivere la vita in queste filastrocche, alcune impreziosite da disegni molto belli. Usa anche la matita e i colori per illustrare ciò che la tecnica descrittiva non può esplicitare: elfi e strani personaggi. Per cogliere qualche esempio del testo che si può trovare nella sezioni amore, a partire da Il sasso filosofico in poi, sono tutte visioni per la maggior parte oniriche e prettamente introspettive, chiaramente con forti influssi psicoanalitici junghiani. Ho citato la sezione amorosa perché è la più intensa ma anche le altre sono costruite col medesimo archetipo. Citerei in particolare sette filastrocche (tre della sezione amorosa, altrettante della sezione Favolesvelte dell’evoluzione ed una della penultima sezione Favolesvelte nere.)
La filastrocca d’apertura IL SASSO FILOSOFICO E IL FIORE
C’era una volta un piccolo sasso che giù dal monte in basso nel mezzo di un prato tutto fiorito laggiù-proprio in fondo-fino al fossato dove un bel fiore di colore rosso si stava lisciando il petalo mosso. Mosso dal vento, il fiore cantava canzoni d’amore e Amor sognava. “Eccomi qui!” disse tosto quel sasso. “Ti appaio forse un pochino gradasso ma se son caduto, è il destino a volerlo: ecco, lo vedi, il cammino del moto muove, infatti, anche il fisso. Ora ha mosso l’immoto-questo sasso dal monte -ed io, sasso, starò col fiore per cercare insieme un ponte d’amore. Siamo coppia un po’ strana, eppure a te offro adesso le mie buone cure: l’ombra, il riposo ed anche il riparo perché tu, fiore, mi sei già caro.” Il fiore arrossì, divenne più rosso e amò quel sasso caduto nel fosso.
A pag. 49 IL MATRIMONIO
L’incontro amoroso tra il Sole e la Luna non avviene molto spesso ma una volta ogni tanto, come adesso, lei è piena di lui, e lui nel suo abbraccio l’ha accolta. Non avviene molto spesso, come adesso che i due s’incrocino sopra il mio tetto. Per fortuna, chè ogni volta che fan sesso trema il palazzo nell’abbraccio perfetto. Sole e Luna son “momento eccezionale.” Non tutti i giorni tu ed io siamo in cucina a cucinare effetti da sesso astrale- ma le parole che tu mi scrivi ogni mattina sono favola avvolta che dice noi due. A te-proprio te-dono una filastrocca perché pazienza e attenzione sono le tue carte al Sole, ed io son Luna che oro tocca.
A pag. 61 PERSEFONE
Cara amica perché ti lamenti? Hai scelto tu stessa la tua sorte: Regina di paure e tormenti per sei mesi l’anno tu sei Morte. Nell’attimo stesso in cui hai ingoiato quei tre chicchi più rossi del sangue col Re infernale hai suggellato il vincolo che ti rende esangue. Sorella, tu hai altri sei mesi per tornar donna sulla terra. I tuoi giorni son come archi tesi sovrana spezzata che oggi erra.
A pag. 96 IL GATTO CHE VOLEVA VOLARE
C’era una volta un bellissimo gatto blu. Milù era scuro come la notte sul mare era cielo lucido, un manto senza stelle. Quasi luce risplendeva il suo buio pelo. Milù si arrampicava sul tetto, più su sempre più su: saltando, voleva volare. Desiderava toccare la Bella tra le belle andare sulla Luna per strapparle il velo. Forse l’astro argenteo, il celeste bijou può rendermi allegro, può rischiarare il mio umore triste, come le caramelle colorate nei barattoli, le mele sul melo. Potrà amarmi? Lei ama la notte, il blu del cielo in cui lei stessa abita, le rare sfumature. La Luna mi sorride, sorella del Sole, amante lontana…ecco … Volo! …” Milù si ritrova sul prato: è caduto giù. Fino al mattino se ne starà a miagolare poi ternerà da me verso l’alba, monella mattiniera, con i sogni di un gatto solo.
A pag. 104 LE OMBRE SUL MURO
Ombre brevissime e sagome lunghe ombre smunte vanno ondeggiando lievi. Ombre nerissime, grigie e opache ombrette fuoriuscite dalla brace. Ecco le ombre vere cercate di notte da quella fatina sconsiderata. Con la sua bacchetta in rosso fuoco. Il fuoco scoppiettante, esuberante. Lucciola brillante è il lume fioco che coglie l’aurora con i miei racconti di ombre che sul muro son danzanti. Tu dormi, bambino: è giunta l’ora! Dormi adesso e poi dormi ancora!
A pag. 193 ED MONDO, la più poetica.
Il signor Ed Mondo scrive frasi e poesie sui tovaglioli al bar della mia stazione. Lui è un vagabondo con mille fantasie ma ha perduto il filo della direzione in cui i treni vanno e si scorda l’orario preciso di un diretto o di un Regionale. Il signor Ed Mondo abita sul binario di doppi sensi in narrazione corale fatta di pezzi di pizza e di cartacce fuori dai bidoni della spazzatura. Son storie di scorci di gambe e di facce immagine passata, visione futura. Ed Mondo, lui conosceva a menadito il tempo dei treni, chè seguiva ogni via sopra il tabellone, indicando col dito al viaggiatore perduto dentro la follia. Ecco qui ad esempio un suo appunto un po’ unto uscito dal mio tovagliolo di carta: “La stazione è il nostro vitale riassunto: un passaggio prima che Morte riparta.”
A pag. 201 LA PALLA CON GLI OCCHI
La palla con gli occhi del negozio di balocchi occhieggia, è speranzosa ma ancora no, non osa balzar dallo scaffale temendo di farsi male. La palla con gli occhi dice: “Io non ho sbocchi. La vita qui è noiosa ma fuori non é cosa…” Osserva lungo il viale… lacrima amara sale… perché agli otto rintocchi chiude il mondo di balocchi. Nel silenzio della notte le vetrine sono rotte. Nello scempio della notte la palla, un po’ per sfizio viene presa a calci e pugni uccisa con i suoi sogni.
Filastrocche scelte con cura in un registro stilistico originale e personalissimo (certo questi dettagli non sminuiscono il valore dell’opera che è notevole) filosofeggiando su svariati aspetti delle vicende umane, in un dettato limpido e preciso che si avvale del dono d’una penetrante forza di pensiero intriso di forti influenze junghiane (com’è, del resto, la formazione psicoanalitica di Valeria Bianchi Mian). Volume da leggere a poco a poco ed ovunque gustandone l’affascinante afflato poetico, descrittivo e, se così si può denominare, poliedrico. Libro assolutamente da non perdere. |
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