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al testo di Maria Musik
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guardami in quest’ora vedimi scalza (ho lasciato sulla strada le mie scarpe rosse). Ti sono figlia madre la madre dei tuoi figli. dove sto ti aspetto. ci sono altri uomini come te nel mio esercito. non lasciarmi da sola a guidare le truppe. marciamo nel silenzio scappiamo dal fuoco amico prendiamo le giuste distanze disarmantemente disarmati. ma se tu non verrai avrò perso la guerra. domani dovrò ancora morire perché ogni tua assenza è pietra non scagliata che connivente lapida.
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Fiammetta Lucattini
- 01/12/2014 15:23:00
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Dalla parte delle donne, sempre e comunque.
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leopoldo attolico
- 30/11/2014 23:07:00
[ leggi altri commenti di leopoldo attolico » ]
Quasi una requisitoria questa di Maria , antisentimentale nella sua secchezza ma altrettanto perentoria e ad alta temperatura . Qui cè tutta lenergia linguistica che occorre per accreditare il "fuego" della passione e del desiderio . Con un grazie leopoldo -
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Franca Alaimo
- 26/11/2014 00:57:00
[ leggi altri commenti di Franca Alaimo » ]
Maria ci propone un testo a commento del movimento contro la violenza sulle donne; e lo fa porgendo larma giusta: la riconciliazione, la presenza reciproca, lascolto. Uomini e donne devono crescere insieme per fare crescere un futuro nuovo.
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antonio aiello
- 25/11/2014 23:40:00
[ leggi altri commenti di antonio aiello » ]
<marciamo nel silenzio... disarmantemente disarmati (alla Gandhi?>)e forse "vinceremo" la guerra con la non violenza evitando il fuoco amico...
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Cristina Bizzarri
- 25/11/2014 23:18:00
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Non avevo letto i commenti. Felice, Maria, di avere sentito "giusto" quella parola, con tutta la sua valenza. Buonanotte a te e ai tuoi commentatori.
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Nando
- 25/11/2014 22:19:00
[ leggi altri commenti di Nando » ]
Credo di oltrepassare il testo per oggi e darti soltanto un riscontro di presenza.
Ciao Maria.
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Roberto Maggiani
- 25/11/2014 22:14:00
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Sono daccordo sul fatto che lultima parola debba rimanere da sola, verso unico... in effetti nella rivisitazione mi sono trovato incerto... poi il backspace ha preso il sopravvento =)
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Maria Musik
- 25/11/2014 21:50:00
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E Cristina mi fa venire la nostalgia di quellultima parola nuda... sì, è così che lho "sentita"... quella la lasciamo comè.
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Cristina Bizzarri
- 25/11/2014 21:33:00
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Lultima parola, un verbo, è sola e nuda, sospesa come un respiro o un grido trattenuto, un singhiozzo, a chiudere uninvocazione. Ma è anche un grido di guerra. Una guerra senza armi, dove larma - freccia scagliata nel bersaglio della consapevolezza - è la vittima stessa. La donna. Versi finali che non si dimenticano.
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Lorenzo Mullon
- 25/11/2014 21:09:00
[ leggi altri commenti di Lorenzo Mullon » ]
la guerra non è persa se si può ancora morire e forse la morte è una possibilità e non un dovere chi lo sa il la poeta!
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Maria Musik
- 25/11/2014 20:43:00
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Grazie Roberto per aver risposto "allinvito" e dedicato del tempo al mio testo. Devo dire che, malgrado il mio stile sia più "narrativo" (non mi viene il termine corretto), questa "asciugatura" che proponi lo rende, forse, meno passionale ma molto più efficace. Ho dovuto rileggerlo un paio di volte ma, alla fine, mi è piaciuta molto questa rivisitazione. Devo imparare a rinunciare a qualche parola di troppo... accidenti alla mia "penna lunga"! :-)
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Roberto Maggiani
- 25/11/2014 20:34:00
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Grazie Maria per questa tua proposta necessaria di affiancarsi, di raggiungervi... ogni altro atteggiamento è connivente, il silenzio-assenza è connivenza. Dunque eccomi qui con te-voi affascinanti e misteriose creature dal cuore impavido. Riguardo alla poesia suggerisco uno snellimento, ma tu sai, ne abbiamo già parlato e tu stessa hai chiesto che venisse messo in chiaro questo mio suggerimento, grazie.
Guardami sono scalza ho lasciato sulla strada le mie scarpe rosse. Ti sono figlia madre la madre dei tuoi figli. Dove sto ti aspetto non lasciarmi sola marciamo nel silenzio disarmati. Se tu non verrai domani dovrò ancora morire perché ogni tua assenza è pietra scagliata che connivente lapida.
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Maria Musik
- 25/11/2014 19:44:00
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Caro Marco, grazie. Sì... è anche un invito a deporre le armi ma, soprattutto, è un richiamo: la violenza di genere poggia fortemente sul silenzio complice degli uomini "per bene" e delle donne, quelle terrorizzate e quelle che, fino a che non se la trovano in casa, se ne fregano. Bisogna decidere da che parte stare. E non basta indire una giornata mondiale se, poi, il giorno stesso o quello subito dopo, si fa finta di non sentire o vedere, si perpetuano comportamenti di negligente assenza o, peggio, di colpevole silenzio, un silenzio che sa di collusione. Insomma, non si può essere buoni solo a Natale. Qui non si tratta di una guerra fra sessi ma di scegliere a quale metà del cielo appartenere: non parlo di maschile o femminile. Da quale parte stiamo? Quella della parità e del diritto o quella della violenza e dellefferato potere? Siamo includenti o dominanti? Siamo in ascolto o ci tappiamo le orecchie? Mi fermo: il discorso è lungo. Oggi lo guardiamo focalizzando la violenza sulle donne ma, questultima, è parte di un sistema discriminante che tocca tante categorie.
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Marco G. Maggi
- 25/11/2014 19:11:00
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Cara Maria, quanto è delicata, questa tua poesia, una poesia che definerei di pacificazione. Mi ha profondamente colpito per la sua dolcezza, quasi una preghiera a deporre le armi, ad esserci, sempre, luno per laltra. Grazie
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Luciana Riommi
- 25/11/2014 18:59:00
[ leggi altri commenti di Luciana Riommi » ]
proprio vero, Maria, ogni sua/loro assenza è una pietra che uccide.
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