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al testo di Piero Passaro
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I due posarono i piedi a terra, sulla strada rada. Due uomini guardavo ma fratelli ricordavo. Giacchè tale rapporto, quel che vidi tra i due, era una ripetizione a spirale nel tempo. Quanti Marcèl e quanti Nicolò c’erano stati nel mondo? Quanti ancora ce ne sarebbero stati? Nei bar notturni quei due amici divenivano i veri lumi delle città addormentate che vissero insieme. Un bisogno indipendente con un’onesta voglia di crescere insieme. Questo erano, agli occhi miei, quel Marcèl e quel Nicolò che abbracciai tante volte, tutti e due insieme, tra risate deflagrate. La terra per me tremava però, in quel momento così ricco di sentimento. Nicolò e Marcèl erano posti uno di fronte all’altro , prossimi ad un tragico confronto. Questo vidi davanti a me ; mi misi in mezzo poco prima da vero mattatore, ma, ahimè, vanamente. Non vollero sentire ragione e così mi ritrovai le canne delle loro sei colpi puntate in faccia. Il finale del combattimento fu sancito dopo un secondo, o due; ma solo quando le sei colpi non sputarono più fuoco verificai con ardore le condizioni dei pistoleros. Invece di versare lacrime avrei versato sudore , nel portare quei due al saloon con il loro odore : Marcèl e Nicolò si spararono nelle gambe. Così, tra insulti e brontolii scambiati reciprocamente sarebbe cominciato il mio ruolo di mediatore ; quel rapporto tra i due uomini – non più fratelli – sarebbe proseguito ancora , per la gioia delle mie memorie. |
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