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Contadini

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Bacio la tasca della tua giacca 

piena di filo di ferro e chiodi.
Mi domando se non sia tu
l'artefice di questo sentiero contadino.

Avrei voluto farti vedere le cose migliori
farti leggere sopra un libro
quello che ti raccontavo mentre sfoltivi gli ulivi.

Ti devo i giochi che ho avuto
e le notti che hai passato
a ritagliarmi coriandoli di carta.
Ti devo il cielo sopra la vigna
l'allegria e tutti i fuochi accesi.

Il mutare delle cose ribollisce
dalle lettere ritrovate nella scatola delle scarpe.
I miei compagni di scuola hanno già due figli
i loro inverni sulla brace il medesimo colore.
A me resta l'appetito
e quell'involucro di parole
che metto sulla finestra la sera
come anni addietro aspettando la befana.

La tua mano contadina mi accarezza la testa
cerchi d'acqua.
L'ottobre si lava gli occhi
nei pozzi di cemento delle vigne.
Il pane sulle scale
la fornaia alla stessa ora
l'odore di gomma degli stivali
l'uva che consuma il rito
come una donna nelle cantine
a lume di candela.

Intanto il macellaio
si pulisce le mani con il grembiule
e l'ottobre
ricalca lo stesso giorno dell'anno prima.

Sotto le scarpe l'asfalto è cambiato troppe volte
e le scarpe sono cambiate di volta in volta
come l'asfalto.
Un muro
una scritta
tu in ginocchio sui ricordi
io che sotto le ginocchia metto la tua allegria
per non farmi male.

Mi riaffaccio davanti al basilico
piantato dentro il secchio per la conserva
cercando un cielo azzurro dentro la nebbia.

 Dzemile Jusufi - 27/02/2015 22:17:00 [ leggi altri commenti di Dzemile Jusufi » ]

A parte"ribollisce", è una poesia da pelle d’oca. Sembra di essere parte di quei ricordi scritti.

 Lorenzo Mullon - 27/02/2015 21:37:00 [ leggi altri commenti di Lorenzo Mullon » ]

bello il filo di ferro e i chiodi
i chiodi sono come le scintille
che appaiono nel sonno
in assenza dei sogni
e il filo di ferro
è quella linea d’onda
che ancora più impercettibile
collega i bagliori tra di loro

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