LaRecherche.it
Scrivi un commento
al testo di Stelvio Di Spigno
|
|||
Da "Mattinale", Caramanica, Marina di Minturno (Lt) 2006
Aspettavo che il sole mi ghermisse coi suoi raggi nell’umano splendore, e che il dono del cuore disfacesse le catene che legano al tormento di non sapere amare. Tra le creature al mondo, una legge d’amore, che sciogliesse come l’arnia il suo miele, la roccia d’uomo che credette eterno e santo ogni suo gesto. E discendere un giorno alle segrete del cuore moribondo, e trovarvi la mano che innamora, la silice che ridiventa sangue, la mite virtù d’ore custodite nell’ebbrezza dei fiati, nelle mani che scambiano il morire reciproco, con l’identica gioia. Ma la festa ora sperde nei canali i flussi d’allegria del giorno andato: è svanito l’amore e me con esso. Ed ora luminarie, cavi, scorie, ricoprono il sentiero che portava all’erta navicella del tuo cuore, che sempre traghettando verso me ogni tuo cenno, ritrovava me stesso ad ogni approdo. |
|