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al testo di Veronica Mogildea
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Benché sia ancora presto, l’aria è già afosa e soffocante. Un nuovo giorno preme sul vetro della finestra. La luce bianca ed innocente si sprigiona in schegge da dentro un nuovo sole appena nato. Un giorno nuovo inizia sempre con un sole nuovo con la stessa trepidazione del giorno primo. Granelli di luce multicolore in pioggia incalzano le ombre ancor più sbiadite e tremule della notte, come se dicessero, vai via, il tuo tempo è finito. Le ombre hanno paura della luce. Luce uguale alla vita. Vita. Il cielo si macchia di vita. Chiazze bianche prendono il volo: i gabbiani. Assaltano la volta, spezzettano in piccoli frammenti l’azzurro che cade sui tetti rossi in fremiti di desiderio. Un’impietosa voglia di libertà stuzzica i sensi. Palpita dentro le vene. Spinge verso un passo che ancora non ha deciso dove posarsi. In bilico l’attesa pulsa dentro un impazienza sciocca. si espande e carica l’aria di promesse. Disturba senza un perché la serenità del momento. Un sogno si scontra con un altro sogno. Tremolano lievi le palpebre e il respiro si abbandona all’urgenza del immediato, come se rincorresse il tempo con la voglia di sorpassarlo. È mattino. L’ora del risveglio.
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