Quando si trovano le chiavi di lettura corrette per cercare di capire e interpretare la storia, quando ci si addentra nel profondo dell'insieme di ragioni, di percezioni, di memorie che determinano i comportamenti umani, politici, sociali, individuali, intimi, non occorre scagliarsi con rabbia contro le cose. E soprattutto, gli equivoci, le ambiguità, prendono la chiarezza di immagini nitide come i paesaggi fisici, umani e spirituali di questo originalissimo e bel libro di Gian Maria Turi. Darshana de Malchut è una riflessione molto sofisticata, poetica, intima, spirituale e profonda che offre attraverso un percorso autobiografico in parte vissuto in parte immaginato, una prospettiva nuova e diversa anche sulla Shoah: da un lato per comprendere, dall'altro per evidenziare l'uso in senso politico e strumentale, ormai storicizzato, di una ferita immane ricevuta, tenendo vivo a vita il senso di colpa nel resto dell'umanità e nello stesso popolo ebraico. La delicatezza e la chiave originale della storia (o meglio delle storie) che in questo libro si narrano, possono portare anche i più integralisti a riflettere sulla necessità di porre fine ad una rivendicazione che, oltre ad avere un senso storico controverso, sottrae valore a tutti i genocidi che si sono succeduti nella storia recente da lì in poi. Invita all'atto di generosità della rinuncia al ruolo di “più penalizzati dalla storia”.
continua su: http://www.fanpage.it/shoah-ll-coraggio-di-perdonarsi/#ixzz2J8RlVshc
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Gian Maria Turi
- 28/01/2013 21:13:00
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Sì, infatti i commenti di Franca sono sempre così esaurienti... però Cristina aspetto anche il tuo sul libro :) Buona serata a tutte!
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cristina bizzarri
- 28/01/2013 18:46:00
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Nulla, nulla più da aggiungere al commento di Franca Alaimo. Per me, perfetto, e non perché ad altro superiore, ma perché perfetto.
Non ho ancora letto il libro, appena posso lo farò.
Grazie a entrambi.
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Franca Alaimo
- 27/01/2013 18:06:00
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Dicevo proprio questo, oggi, ad unamica con la quale commentavo il senso dato al "Giorno della memoria": perché debbano ricordarsi in questi giorni solo gli ebrei e non anche tutti gli altri popoli massacrati e vilipesi nel corso della storia: Armeni, Pellerossa, gli indigeni pre-colombiani, e ancora, ancora tanti altri, e perché nel giorno della memoria non si ricordino anche che vittime dei nazisti sono stati anche omosessuali, zingari, prostitute; perché il ruolo politico e il potere economico di Israele debba godere di questo "privilegio", eternando colpe e vendette, anche in nome di un Dio biblico senza perdono per i nemici del popolo diletto ( una giustificazione religiosa che è un ossimoro sconcertante). Con tutto ciò non voglio minimazzare quello che di terribilmente disumano è accaduto al popolo ebraico, e so bene che non va dimenticato tutto questo, ma sostengo che la memoria debba avere il compito di fare cambiare rotta alla storia, per impedire altri genocidi, altre guerre. E i Palestinesi dove li mettiamo? Bisogna che sia proclamato, assieme alla memoria, il "dovere" di perdonare; poiché la storia è chiamata a superare, non a riproporre. Che questo perdono non sia sentimentale e religioso, ma pienamente storico, pienamente necessario per lavanzamento verso altri valori. Io mi vergogno di tutto ciò che di dissacrante è stato perpetrato, è perpetrato contro la vita delluomo, e ancora di più contro il diritto intoccabile alla vita, qualunque essa sia, perché la Vita è tutti noi, insieme. Anche se non ci pensiamo, anche se non vorremmo, ognuno di noi porta su di sé tutto ciò che è accaduto e accade. Non cè fatto di cui non siamo responsabili. Per questo è necessario il perdono storico, perché un bambino palestinese ucciso, un bambino africano lasciato morire, solo perché appartiene ad un popolo povero che abita un territorio povero senza importanza strategica ed economica, una donna indiana stuprata in un autobus sotto gli occhi di tutti, un qualsiasi uomo vilipeso sono le vittime di un sistema di potere, che si fonda sulla lotta alla diversità, sulla vendetta e sulla sottimissione dei deboli. Tutto sarà cambiato, quando non ci sarà più bisogno dei giorni dedicati alla memoria, ai gay, alle donne, alla fame nel mondo, e tutti gli altri che sottolinenao con il loro esserci il fatto che nulla è ancora cambiato.
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Carla de Falco
- 27/01/2013 14:55:00
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Grazie della proposta. La posto a mia volta sulla mia pagina pubblica di FB.
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