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al testo di Emanuele Di Marco
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Il labbro è rotto, guarda, ed il rossetto? Oggi non lo metto. Maledetto il giorno che ti vidi. Perché gridi? quanto dolore finora mi hai portato? Rinnegato per nulla hai l'amor nostro, mostro, ecco, mostro! Mamma dove sei? Ti chiamo. Mi senti mamma? chiamo... T'amo mamma che ora sei lì in Cielo. Me lo dicevi sempre - è un disgraziato! - ed io sciocca non t'ho mai ascoltato. Piango in silenzio sullo specchio. Gonfio è anchè l'occhio. Io t'imploro, mammetta, di lontano dammela tu una mano. Come ci vado io così al lavoro? Che diranno le colleghe? che risponderò loro? Le scale, anche stavolta? oppur, sbadata, il comodino, il solito pensile, il lavabo o il camino? Ho sentito un rumore, mammina, ti saluto. Un bacio sul labbro dammi di velluto e scappa. La tua figliola, sfatta, trema. Ebbro è tornato adesso l'orco delle nostre fiabe - te le ricordi, mamma? di’ ricordi? - il mostro che mi raccontavi in favole ormai tanto lontane.
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