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Dicono che la poesia salverà il mondo.

Tra i fumiganti resti del banchetto
che la Storia consuma
soffia la voce e da millenni fredda
l’arsa utopia e la bavosa brama di senso
che il gesto degl’eroi lascia sui gusci
antenati delle chiocciole, e sui ciottoli
molati nell’acqua che pantascorre
d’ ogni rivo e mare.

Cantami o diva l’utile dispiegarsi del molteplice
gl’ affannati commerci che i figli d’Uomo
annodano e per tenerli assieme ungono
con la pece feroce delle guerre, insieme
alla divina compassione, all’amore che unisce
e alla ripulsa che disgrega il vivente e l’ ammalora.

Pallida, rarefatta o musaflora
dai bei capelli e dalle carni bianche,
rododattila sfinge che a dissipar la vita che si lagna
chiami chi intende e di chi intende ami
la domanda inevasa, a quali sorti volgi
la profetica arte del tuo dire?
a quali fiere lanci il richiamo o allacci il collo
nel tempo delle Ombre – ombre del Tempo -?

Certo è la poesia che al mondo ha dato l’inesplorato inizio
scuotendo via la polvere col suono che dal fiato modella
prima voce alle immagini e agli oggetti e poi nunzia
alle storie ed ai presagi di concitati avventi.

È alla poesia che si rivela il tempo - cannibale dei figli -
e che all’eterno aspira - motor immoto – rivolgersi
nel ciclo dei ritorni. Agire ch’è illusione e tradimento.


E nel rumor che annega ogni discorso
e di parola ha fatto vano sforzo di nominare
gl’ esseri e le cose, solo al verso rotondo dei poeti
s’affida il racconto del mondo, salvo solo
nel grembo della rotonda – perfetta - verità.
Cavalieri dell’enograal , orsù,
presto in cammino

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