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al testo di Silvana Sonno
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Dicono che la poesia salverà il mondo. Tra i fumiganti resti del banchetto che la Storia consuma soffia la voce e da millenni fredda l’arsa utopia e la bavosa brama di senso che il gesto degl’eroi lascia sui gusci antenati delle chiocciole, e sui ciottoli molati nell’acqua che pantascorre d’ ogni rivo e mare. Cantami o diva l’utile dispiegarsi del molteplice gl’ affannati commerci che i figli d’Uomo annodano e per tenerli assieme ungono con la pece feroce delle guerre, insieme alla divina compassione, all’amore che unisce e alla ripulsa che disgrega il vivente e l’ ammalora. Pallida, rarefatta o musaflora dai bei capelli e dalle carni bianche, rododattila sfinge che a dissipar la vita che si lagna chiami chi intende e di chi intende ami la domanda inevasa, a quali sorti volgi la profetica arte del tuo dire? a quali fiere lanci il richiamo o allacci il collo nel tempo delle Ombre – ombre del Tempo -? Certo è la poesia che al mondo ha dato l’inesplorato inizio scuotendo via la polvere col suono che dal fiato modella prima voce alle immagini e agli oggetti e poi nunzia alle storie ed ai presagi di concitati avventi. È alla poesia che si rivela il tempo - cannibale dei figli - e che all’eterno aspira - motor immoto – rivolgersi nel ciclo dei ritorni. Agire ch’è illusione e tradimento. E nel rumor che annega ogni discorso e di parola ha fatto vano sforzo di nominare gl’ esseri e le cose, solo al verso rotondo dei poeti s’affida il racconto del mondo, salvo solo nel grembo della rotonda – perfetta - verità. Cavalieri dell’enograal , orsù, presto in cammino |
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