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Neutro e impossibile

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Adesso sono qui. Da un po’ di tempo sono qui, per la verità.

 

A proposito di tempo, qui ti fanno perdere il senso anche di quello.

 

Non è necessariamente un male: capisci così che in fondo il tempo è una faccenda personale; ho imparato a usare i battiti del mio cuore, il numero dei respiri, per contare il tempo.

 

Qui fanno perdere il senso a molte cose: ai ricordi, tanto per cominciare; o ai colori. Cioè, ci provano: che ci riescano o no, dipende da te.

 

Oggi ho riso tanto; ho riso tanto e loro non capivano.

 

Tutto bianco: bianco attorno, vestito di bianco su un letto bianco. E gli uomini che vanno e vengono – a numero di battiti del cuore o di respiri precisi – anche loro sempre vestiti di bianco.

 

Questa notte urlavo in silenzio, urlavo dentro tutta la mia rabbia per il tempo marcito qui, strappato alle mie cose care, alle cose alle quali tenevo e inchiodato a questo luogo neutro, urlavo a Dio, urlavo all’Universo tutto. Urlavo dentro di me quelle storie che ti raccontano da bambino sull’angelo custode che ti starebbe sempre accanto per proteggerti; e su quei santi che affrontavano pericoli orrendi e venivano regolarmente salvati da un angelo, appunto, dall’intervento di Dio.

 

Oggi ho riso tanto.

 

Vaglielo a spiegare, a quegli schifosi tutti vestiti di bianco, come sia possibile che a un uomo da quattro giorni con la camicia di forza addosso, compaia lungo tutto il corpo una striscia color verde speranza…

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