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al testo di Maria Rosa Giannalia
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Regalo
Che grande regalo m’hai fatto quest’oggi Palermo! Le lastre di grigio selciato scavato dai passi di mille bambini di madri abbronzate dal sole africano di facce olivastre e turbanti di lino di occhi bistrati di donne col velo mettevano in ombra il grande sfacelo dei marmi e dei tufi di Ballarò.
Il concento di voci bizzarre s’alzava di tono al mio passo veloce e non una voce stonava. Nel grande mercato in mezzo alle lingue diverse dai suoni stranieri discorsi fluivano interi nei loro messaggi di vita.
Lo zenzero si mescolava allo zafferano e il pepe africano inondava di effluvi la via. E intanto più avanti odorosa s’offriva una bianca pomelia dai fiori striati di giallo, e una rosa tardiva intrecciava i colori ai canti dei venditori modulati nell’aria bollente del sole crudele agostano. E la folla dei tuoi abitanti intenti a comprare ogni cosa fluiva scomposta ariosa in mezzo alla luce.
D’incanto s’aperse Il portone di Casa Professa: le note sonore di un organo vecchio di anni e di storia si aprivano a chiunque volesse sentire, gli altari di marmi intrecciati diversi per forme e colori si offrivano a tutti per niente, così come sempre tu fai coi tuoi doni più belli e inattesi: li mostri al passante distratto e d’un tratto ti mostri così come sei, senza belletto.
Che grande regalo m’hai fatto quest’oggi Palermo a non farmi pagare il biglietto!
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