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al testo di Gerardo Miele
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L’ultima lucciola
Un tempo sui campi andava, nelle sere d’estate danzava, un mondo rallegrava. Come erano dolci, come erano buoni, quei campi di grano, proprio lì, vicino ai pavoni. I bambini le cercavono contenti, correvan di notte lungo i sentieri per raggiungere quei lumicini lontani in mezzo alle sementi. Sempre allegre volavano, nel buio della notte ondeggiavano, serene nello spazio volteggiavano un’atmosfera da favola creavano. Tanti lumicini brillanti come stelline. Delle vere stelle filanti, e i bambini le rincorrevano in tanti. I tempi erano poi cambiati, i campi velenosamenti concimati. Per sfuggire alla cattiva sorte, si rifugiarono alle pendici di un monte, in attesa della morte Un bambino le sognava, e di notte ancora le cercava, Poi una lucina in lontananza gli accese una speranza. Di corsa lungo i sentieri per arrivar fin lì dove lo portavano i pensieri Che tristezza sotto quel monte! Un cimitero di lucciole aveva poi di fronte, una sola luce brillava, era l’ultima lucciola che, testarda, ondeggiava; ormai rimasta sola, nel buio della notte si disperava. Su una strada polverosa, un bimbo tornava a casa, con la sua speranza erosa. Poi un sogno sempre più forte non si arrendeva alla cattiva sorte; la lucciola che amava, forse si salvava. Dentro i ricordi di quell' antica emozione, ora più forte grida, la sua umana disperazione. |
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