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al testo di Benny Nonasky
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(Dal libro "Nelle trasparenze caotiche di nuvola perpetua")
Non andrò oltre l'orizzonte a chiamare il sole per il mio ritorno e non andrò verso le stelle a incidere nuovi sogni, scenderò quieto dalla punta più alta dell'Aspromonte e quieto resterò ad osservarti Mamma. Resterò ad osservare casa mia che si suicida nel cemento o che si ciba di mundizza, menzogne, apatia e melograni, melograni spappolati e carti, briscula e trissetti, scupa, e more con fiori di ginestra calpestati da verdi rovi e vicoli e strade ricoperti da gambi di gelsomino mozzati alla testa che sanguinano, sanguinano su coste e valli, abbracciando fiumare che corrono corrono sotto piedi che pigiano pigiano uva acerba che dorme nelle gole di uomini che hanno sonno.
(Cadono sul letto come piume dal cielo, ma sono serpenti allegri nell'ombra di un bar)
Calabrisella mia facimmu amuri mò, ora che in notte danza Mamma con gli strilli dei cummari, il secco pestare di una zappa, il belare d'una capra e il ronzio di mosche e il colpo di lupara inferto su d'un infedele.
Calabrisella mia, cadono sul letto come piume dal cielo. Calabrisella, non devo andare a cena da nessuno per vedere un pezzo di pane accoltellato.
Casa mia; gambi di gelsomino mozzati. (Tu moriri mi fà)
Danza Mamma
Oilì, Oilà |
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