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Il libro aperto a caso: Le rovinose

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📖 Aprendo a caso il romanzo “Le rovinose” di Concetta D’Angeli, alla pagina 220, leggiamo:

 

«Lui dice che meditare in solitudine è l’unico sistema per arricchire e approfondire il pensiero, ma mi sa che il suo metodo per me non va bene. Mi sa che non so nemmeno che significa pensare. Io fantastico, oppure rivedo le cose che mi sono successe, le immagini che mi sono rimaste nella memoria; non devono essere i pensieri che intende lui, però. Le sue idee sul mondo, sui comportamenti, sui sentimenti sono, non so, come se non avessero un corpo, mi sfuggono; e le pochissime volte che riesce anche a me di pensarne qualcuna, d’idee, vien fuori talmente traballante e confusa che basta poco e me ne dimentico. Se poi me l’appunto sul diario è peggio, sembrano balbettii d’una bimbetta, sicché sul diario ci metterò solo le mie emozioni e i racconti dei fatti, come capita capita, alla carlona, tanto nessuno vede.
Continuo a descrivere a Silva la mia vita, ma sono storie mezz’e mezze, difficile spiegarle tutto quest’arruffìo e anche certe contraddizioni… Senza contare che è Lorenzo che spedisce le mie lettere, Dall’ufficio è più comodo, ha detto; e siccome può darsi che prima le legga (nei suoi panni io lo farei) non mi piace che mi scopra lamentosa, insoddisfatta e, al solito, inconcludente.»

 

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