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"a Muzaffar... martire di questo tempo"


Grazie al dolore
che rende i nostri cuori più delicati e forti.
Grazie al piombo
che c'insegna il valore del canto
e ci ricorda l'appuntamento fuggente e il bacio dimenticato.
Grazie alle prigioni
che fan tornare alla mente l'azzurro del cielo e il tocco delle erbe vaghe.
E grazie al mondo...
sui suoi aspetti più neri scriviamo questi incliti poemi.
Grazie a Nerone, a Caligola, a Hiroshima,
alla cella sbarrata e alla croce uncinata,
alle bare, alle epidemie, ai cancri del sangue;
essi ci ricordano la vita che fu... e gli imminenti oblii.
Grazie agli incubi - dice l'uomo timoroso -
essi aprono le strade chiuse e guidano al tempo pacifico.
E grazie alla notte
che i volti dei tiranni rende più laidi e neri.
Ai pugnali schifosi e alle zanne ben fisse.
E grazie al pianto...
E grazie ai nazisti e ai tribunali dell'inquisizione... e a Ponzio Pilato.
E grazie al mio cuore...
che continua ad amarvi.

1977

Dal diwàn Ayyuhà al-zamàn al-dàyyiq... ayyatuhà al-ard al-wàsi'a (O tempo angusto... o terra vasta), Damasco 1978, la versione italiana del poema si trova in Nazìh Abu Afash, Libertà ..., p. 37.

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