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Nellalto dei cieli

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"l'amor che move il sole e l'altre stelle."

 

Paradiso (XXXIII, 145)

 

 

Una volta c'era un sistema solare.

Uno dei suoi parecchi pianeti era verde e azzurro. Verde per i mari e azzurro per la vegetazione. Nel giardino di un villino, seduti sulla panchina, una nonna e due nipotini osservarono il tramonto. Il Sole color oro si spense oltre un monte fumante. Dopo il crepuscolo l'alto vulcano esplose a più riprese nel nero firmamento lapilli variopinti. Parevano scoppi di fuochi d'artificio in una sera di festa.

"Miei piccoli, come per il Sole, anche per voi è ora d'andare a dormire."

"Nonna, possiamo rimanere ancora un poco a guardare il cielo?" chiese il nipote.

"Tu intanto ci racconti una bella storia, nonna." propose la nipote.

"Va bene, bambini. Vi narrerò la genesi del nostro sistema solare. Questa storia non si studia a scuola, ma si tramanda come un racconto da tanto tempo. Mi è stata raccontata da mio nonno quando ero piccola, e voi un giorno la dovrete narrare ai vostri nipoti."

"E se ce la scordiamo?"

"È una storia talmente bella, che ve la ricorderete ogni volta che solleverete gli occhi al cielo."

"E se non la raccontiamo?"

"Non tramandare più la storia vuol dire farla perire. Sarebbe una grave perdita per tutti, bambini e adulti. Vi raccomando tanto di non farlo!"

"Moriamo dalla voglia di sentirla."

"Forza, nonna, racconta."

"Una volta c'era solo il Sole. Il nostro astro dorato brillava solitario nel firmamento. Era composto da tre parti uguali, come tre sfere fuse insieme. Ciò non sminuiva ma arricchiva il suo esser uno. Egli, essendo perfetto, era raggiante di gloria e di gioia.

Giacché c'era molto spazio dintorno, un giorno decise d'empire il vuoto. Così fece scaturire da sé tante scintille, riempiendo il cielo di stelle. Erano tutte luminose e belle, però una d'esse si distingueva dalle altre. Ella era più grande e sfolgorante, ma sempre non confrontabile con lo splendore del Sole, il quale aveva generato le stelle per amore. Ciò nonostante questa stella volle diventare uguale al Sole. Quindi cominciò a dilatarsi, istigando le sue sorelle a far altrettanto. Parecchie seguirono il suo esempio, ma la maggior parte delle stelle si contentò di com'era, grate al Sole per averle generate. Le stelle superbe si espansero sempre più, finché esplosero. Persero perciò luce e bellezza, divenendo dei buchi neri, degli astri bui e brutti."

"Io voglio restare piccolo."

"Anch'io non voglio crescere."

"E pure noi adulti dovremmo rimanere un poco bambini. Ci guadagnerebbe molto il mondo."

"Dopo che avvenne, nonna?"

"Il Sole volle generare ancora. Dalla parte più pesante del suo immenso essere espulse della materia. Questa si consolidò e formò una sfera turchina. Era nata la Luna. Lei era bella e luminosa eccelsamente, assai superiore alle stelle, seconda soltanto a Lui. Le stelle scintillarono d'ammirazione e riconobbero la Luna turchina come loro regina. Lei ricambiò con tutta la sua pura anima l'amore del re Sole. Dal loro grande amore furono procreati i pianeti, per primo il nostro. Lui è per noi la luce, il calore, la vita; senza di Lui c'è la tenebra, il gelo, la morte. Lei è il nostro chiarore della notte, umile e potente, che con le stelle ci difende dall'odio dell'astro oscuro e delle altre stelle nere."

"Io voglio molto bene al Sole."

"Io voglio tanto bene alla Luna."

"Noi non possiamo mai amarli abbastanza, bambini. Perché è sempre meno di quanto meritano. Loro sono la nostra sola speranza. Il Sole, la Luna e le stelle sono i nostri luminosi alleati contro i tenebrosi nemici che ci combattono. Ormai la guerra siderale è nel suo finale. Infatti è vicina la battaglia conclusiva tra la schiera della luce e quella della tenebra. Anche ciascuno di noi luxiani in questa lotta deve fare la propria parte, piccola ma importante, per la vittoria definitiva della luce sulla tenebra."

"Nonna, noi bambini cosa possiamo fare?"

"Pure voi piccoli potete contribuire a far trionfare la luce astrale."

"Come?"

"Tenendo accesa una bella fiammella qua dentro." disse la nonna toccando loro il petto e la fronte.

Tutt'e tre stettero un po' in silenzio a osservare il firmamento serale.

"E adesso a letto, stelline mie."

"Ci hai raccontato una storia fantastica."

"Domani dovrai raccontarcela ancora."

I due nipotini diedero con slancio un bacio alla nonna e corsero ridendo verso il villino.

"Che i vostri sogni siano radiosi!"

 

(Racconto già pubblicato da Fiordo S.r.l.)

 

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