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al testo di Domenico Pelini
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Si perdono frasi nelle ultime schiere di onde: sulla spiaggia anche gli spettri si aggirano confusi cercando affannati tra i conati del mare il relitto con le ali disperso tra i flutti.
Sparlo ai gabbiani, li rintrono di rime fingo libeccio perché qualcosa si smuova o qualcuno, mentre la calma d’intorno svapora ogni soffio vestito da vento.
Le mani si tendono in un vano ventaglio, nelle labbra sfiorite dove il grano percola smarrita s’intana la dracma d’oro e l’ora imitando la fuga veloce del granchio.
Una voce inudita lacrima lamento, assenza di tenerezze umane si fa paesaggio e l’onda incurva la schiena e s’invola nel grando mare d’inverno.
Se tutto va bene sarò respiro nell’hara di un bimbo cresciutomi accanto, sarà la sua mano a portarmi alla foce come un sorriso giunto a destino.
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