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Una giornata al lago (rivista e riproposta)

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C'è una panchina dove il lago sembra più azzurro
e l' aria più leggera, fresca e calda di ricordi.
E' un po' più lontana delle altre,
c'è un po' di strada da fare
ma la riconosceresti tra mille,
è l' unica con lo schienale ancora orientabile
l' unica che ti mostra impossibili ricordi di passeggiate in carrozzina
o di un bimbo che non sapeva decidere
se guardare il lago, o la strada
che anche la strada aveva il suo fascino.
Passavano Guzzi rosso fiammante col volano luccicante,
qualche Topolino o millecento
e festose ragazze in bicicletta.

Io scelgo sempre questa, orientata al lago,
è da qui ti vedo arrivare, appoggiare alla balaustra e guardare il lago
fino alla fontana là in fondo,
che getta spruzzi altissimi,
ti vedo passare una mano tra i capelli e sorridere.

Ci metto sempre un po' a capire che non sei tu.

Giro lo schienale alla strada
chissà, forse arriverai da lì
nel tuo solito abitino azzurro cielo, leggero leggero.
E infatti arrivi, illuminata dal sole
il sorriso è quello di prima.

 

E ci metto ancora di più a capire che non sei tu.

Intanto l' altra ragazza guarda sempre al lago
e alla fontana
e alle rotaie che salgono a Brunate tagliando in due il monte,
si volta, mi vede e resta a guardarmi un po'
indeciso il sorriso.

 

Come ci volesse un po' a capire che non sono io.

Andrò più avanti, più tardi, verso la stazione
e prenderemo il treno per casa
guarderemo dai finestrini tutte queste case passare
e i prati, gli alberi, il sole calare,
senza fretta,

perchè ci vuole un po' a capire che in fondo eri proprio tu
che arrivavi in pieno sole con la gonna svolazzante
eri proprio tu che guardavi il lago
e non ci siamo riconosciuti.


Sempre tu ad abitare ancora così forte questi pensieri
e ad accompagnarmi a casa.

Perchè non c'è una vita sola.

 Antonio Aiello - 22/02/2018 17:47:00 [ leggi altri commenti di Antonio Aiello » ]

Spero proprio di no, che non sia stata saldata, perchè, se capito a Como sarei davvero contento di farne la scoperta!

 Franco Bonvini - 22/02/2018 17:41:00 [ leggi altri commenti di Franco Bonvini » ]

Sono quelle panchine verdi in ferro, con due pomelli oro in cima allo schienale. Lo schienale si spostava a compasso sulla seduta. Andando dalla piazza verso la stazione nord. Fino a un po’ di tempo fa ce n’ era ancora una. Le altre saldate. Ma può darsi che han saldato anche quella.

 Antonio Aiello - 22/02/2018 17:31:00 [ leggi altri commenti di Antonio Aiello » ]

Franco, questa tua prediletta panchina dallo schienale orientabile proprio non la ricordo... bella questa tua poesia della suprema nostalgia e nella quale fai rivivere le deliziose estasi che il
"nostro" ramo del lago ci può regalare... specialmente quando, vedute, immaginate o sognate, sopraggiungono le donne dei nostri perpetui incanti!

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