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al testo di Giuseppe Wochicevick
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Quel giorno, alla riunione delle onde non mancò proprio nessuno.
Anche il sole e la luna, in silenzio, si diedero appuntamento all'orizzonte, davanti alle nuvole, alle spalle del mare. La luna illuminava gli scogli facendoli brillare di luce, il sole scaldava il cielo e i cuori. Quel giorno, non c'era notte. Il vento maestro portò la rotta e la parola al nostro respiro, donando in un soffio alle vele, il coraggio. Eravamo tutti capitani, marinai, onde, mari e pesci. Gettammo all'ancora il passato, ammainammo nei fondali i ricordi di naufraghi. Issammo la vita ai nostri sorrisi, ai nostri occhi, ai colori della zattera. Legammo all'amo dei desideri un sogno. Diventammo sogno. Sogno è ancora più bello di essere, perché per noi bambini immaginarsi a volte, è ancora più bello di esserci. Una speranza. Terra. Tornammo a camminare. A correre. Tornammo persone libere, non sogni. Tornammo liberi e felici. A Cesare, Giuseppe Wochicevick |
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