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Dalla porta di emergenza

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“Passami la palla che faccio canestro papà” disse Andrea.
“Agli ordini comandante, vai è tua!” rispose Papà Leo.
Andrea inorgoglito… “E vai super punto!”.
“Grande lo hai fatto anche da tre!” esclamò Leo.
Il sole scaldava quell'atmosfera di felicità e quiete, di gioco di serenità, sapori del tempo che si gustava in attimi di armonia e il silenzio quello soave faceva volteggiare gli uccelli sopra la loro casa di campagna.
Il giorno seguente: “Svegliati che devi andare al lavoro pigrone” sussurrò la moglie Marta.
Leo: “D’accordo piccola mia cercherò di fare in fretta, ho anche una riunione molto importante per le 9:30 in direzione”.
Pioggia forte battente si era inoltrata dopo la giornata di ieri ben assolata, molti tuoni e vento facevano da sfondo a quest’inizio di mattina e dopo i saluti alla famiglia, la vita lavorativa stava prendendo vita.
Ore undici, uscirono tutti i superiori ma senza il signor Leo, mentre tutti si domandavano dove fosse finito, dato che neanche in stanza della direzione era presente.
Al lavoro aveva dedicato tutta la vita per sua moglie, suo figlio e sua figlia
Silvia, un treno era passato e l’aveva colto, da vero eroe della quotidianità.
“Signore, signore, ei dico a lei riesce a sentirmi?” disse il custode dei giardini adiacente alla piazza principale.
“Si sono può frastornato ma ora la sento bene”.
“Scusi come si chiama?”. il custode disse.
“Leo, mi chiamo Leo” rispose.
Il custode Carlo: “Ma cosa fa qui in questo quartiere a dormire su questa panchina?” “Non l’ho mai vista prima d’ora”.
“Ci sono sempre stato forse lei non si ricorda di me, sono il mendicante del posto, credo il più famoso a Como”. Ribatté Il signor Leo.
Una foto tra le mani e una sigaretta accompagnavano il suo cammino verso una direzione che lo portò in un bar del luogo, dove si soffermò per rifocillarsi un po' e magari mangiare un boccone. Quando vi entrò vi erano poche persone perché era molto presto, si avvicino al banco e non avendo monete, chiese solo acqua da bere. Accese un'altra sigaretta mentre osservava attentamente la foto che aveva perennemente in mano. Il bar man gli disse: “ti vedo male amico, cosa è successo per portarti ad arrivare a tanto?”. Leo rispose: “anche se non sono affari tuoi, ti dico solo una cosa caro mio: gli eroi cadono ed alcuni muoiono”. Il bar man: “Io non credo agli eroi se non agli uomini veri, che dopo estreme difficoltà afferrano il timone di una nave per cambiare rotta o per non entrare in collisione con un ostacolo, per arginarlo.
“Dici bene te.” Rispose a voce alta Leo: “io nelle mani ho fumo e un sogno, due cose che di sostanza non sono”.
“Lo dici te amico mio” replico il giovane barista Ken. Le tue sigarette sono un pretesto per annullarti, vanificare la tua vera identità e poi guarda un bambino riesce con un disegno a dar forma e vita alla propria fantasia, ai propri sogni”.
L: “Io non so proprio dove vuoi arrivare ragazzo!”. Stizzito sbatté sul bancone il bicchiere mezzo vuoto e se ne andò”.
La sua vita passava da una parte a l’altra senza meta fino a giungere una mattina sotto la pioggia battente, davanti ad un portone di un grande edificio, provò ad aprire quella porta per ripararsi ma era chiusa.
Allora si mise sotto la piccola tettoia che aveva l’entrata della porta e un poco si riuscì a riparare.
La pioggia calò e lui si incamminò, fece circa un chilometro poi si fermò e tornò indietro come se si fosse smarrito e bussò forte a quella porta.
Dopo alcuni minuti qualcuno gli aprì…
“Scusi lei chi è?” disse un uomo vestito con giacca e cravatta.
Leo lo guardò fisso e non rispose.
Gli girò le spalle e se ne andò via correndo forte fino a star male e a non respirare bene. Si accasciò a terra e perse i sensi.
Poi una voce dolce cercò di svegliarlo: “ei pigrone non vorrai mica fare tardi al lavoro, vero amore?”.
Leo si alzò dal letto di scatto come se fosse impaurito e disse: “Marta oggi telefono e dico che non vado o cose ben più importanti da fare…
C’è il sole vi voglio portare al mare!”.

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