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Ibant obscuri…
Era l’andare, dalla notte solinga Avviluppati di oscurità Per gli antri vacui, le smateriate Dominazioni, a Dite. Similmente Va il viaggiatore per luoghi silvestri Dove stenta velato un raggio scarno Di luna quando la divina ombra Abbia sepolto il mondo e i suoi colori Nel nulla della caligine notturna. Là sull’entrata dove le sue gole Orco spalanca ebbero dimora I Lutti, le Vendette smaniose, I giallognoli Morbi, la Vecchiaia turpe, I Terrori. E con loro la Fame Che atrocità persuade, la Privazione abbietta, La Morte e l’Agonia facce tremende, Il Sonno quasi già Morte, il Godimento Che stravolge la mente hanno la tana. La ferrea stanza posero le Erine E la Guerra che irradia morte Sul varco opposto; da sanguinose Bende stretti i serpenti della chioma La Discordia delira
Virgilio, Eneide, libro VI, vv. 268-81
L’animula
Fiamma di smorta lampada Dolcemente oscillante, Straniero che il mio esule Corpo seguivi, adesso In quali luoghi andrai? Esangue agghiacciata spoglia Tu mai più i tuoi piaceri Ritroverai
Adriano Imperatore
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In coro con me cantate: Sapere, nulla sappiamo. Arcano, il mare da cui veniamo. Ignoto il mare in cui finiremo. Posto tra i due misteri È il grave enigma: tre Casse che chiuse una perduta chiave. La luce nulla illumina Il sapiente nulla insegna. La parola dice qualcosa? L’acqua, alla pietra, dice qualcosa?
Antonio Machado, da Proverbios y Cantares
Monaxià
Là, dove sempre tende ogni partire Si ritorna: all’essere più soli. Una brancata di terra, in un cavo Di mani vuoto.
Giorgio Seferis, da Una parola per l’estate
That time of year thou mayst in me behold
Tu puoi vedere in me quell’epoca dell’anno Quando, fatte rare dalla caduta, pendono Ingiallite le foglie dai rami assiderati, Cantoríe di rovina dove dolci uccellini Cantavano. Tu vedi in me il giorno che finisce, Il suo svanire a Ovest dietro il sole Tramontato quando la nera Notte Lo porta via di colpo, e la gemella della Morte Affonda tutto e tutti nel riposo. Tu vedi in me il fuoco languescente Che nelle ceneri della sua giovinezza Ancora ha slanci e il suo stesso alimento Lo va spegnendo, come nel posarsi Estremo del sospiro. E questa percezione fa il tuo amore Più forte: tu con più ardore ami Colui che presto ti dovrà lasciare..
William Shakespeare, Sonetti, 73
[ Poesie tratte da Trafitture di tenerezza - Poesia tradotta 1963-2008, Guido Ceronetti, Einaudi ]
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