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al testo di Luca Parimbelli
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Per i tuoi vent'anni, Esterina, Riprendo vecchie parole, Ripeto nomi che già sai. Ti minacciano i venti autunni, Dice il Poeta, Che a settembre sembrano seta E in seguito vetroresina: Ma ancora indossi le vesti D'estate gitana, e beffarda Ancora adusta t'innesti Nel paesaggio di perle ed ambra, E già prometti il ritorno di Aprile A chi ti guarda.
Ma non lo dici, resti Come lucertola sul masso brullo A raccogliere gli ultimi raggi D'estate, gli ultimi refoli Di calore, prima che arrivi La mia stagione. Mi omaggi, Fragile afflato di flauto traverso, Del suono dei tuoi venti estivi, Ed è un suono diverso.
Non sia d'impiccio la paura, L'ignoto, il domani. Come già fai, anima bella, Incedi: vola, con le tue mani Protese, sospeso il cuore. La saggezza dei vent'anni è più pura, Quand'anche meno esatta. Perché non sei Esterina, non ignori La grigiorosea nube, E ti manca il crollare di spalle. Ecco ciò che ti affina A me, che non sono Montale, Ecco perché sono in grado, Io, vecchio strambo mortale, Di avvicinare la tua forma divina Anche quando t'abbatti tra le braccia Del tuo grande amico, Il mare che t'afferra.
Anche quando rimango a terra. |
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