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al testo di Alberto Rizzi
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Dunque queste parole
(guardale)
che il tocco d'un dio dentro di noi ci fa erigere d'orgoglio entro un contesto infimo e banale
e che poi finiscono dimenticate sbiadite come segni da uccelli in volo riflessi da un parabrezza d'auto nel fermo solo dell'estate
Ciò che scompare e ciò che rimane
le vocali parti molli che se n'evaporano fino ad assentarsi in poca e rada traccia macchia cómedilichène su superficie sbavata
le consonanti a rimanere dritte costole e vertebre di fossili nella piana gìroorizzónte d'un deserto di suoni
a perenne parziale memoria monito per chi verrà
Oppure parole martellate al fuoco del pensiero a brandelli nel campo minato ch'esplode d'esistenza di voci
pagina per tutti e per nessuno sulla quale loro sanno e vanno anche per noi
(tratta dalla raccolta inedita "Verba") |
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