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al testo di Angelo Nocent
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LE STAZIONI DELL’AMORE
CORO
La mia anima nuda contempli Ciò che hai fatto e patito quel giorno; compartecipe fammi Signore del tuo lento straziante morire.
Io ti vedo inchiodato sul legno. Da quel palo innalzato da terra Le ferite ti grondano sangue, desolata è l’anima tua.
La corona di spine tormenta Il tuo capo, la lucida mente, mentre gl’occhi irrigati di sangue tu li posi su chi ti deride.
Più di tutti i dolori del corpo, a straziarti è il cuore malvagio di chi accusa in nome di Dio ed uccide per renderGli onore.
Ci sconvolge il tuo perdonare, quel comprendere il cuore dell’uomo, il parlare che fai con tuo Padre: “No, non sanno quello che fanno”.
O Signore che pendi dal legno, brutalmente inchiodato, deriso, le ferite che grondano sangue siano luce per questo cammino.
SOLO
Con la Vergine Maria Vorrei fare quella via Che conduce al Golgota.
Se Lei apre il grande cuore Che sa tutto del Signore, E’ Vangelo crederLe.
Ogni evento è una stazione: La Sua vita ci dispone Ad amarlo amandoci.
La mia vita, quale abisso Contemplando il Crocifisso! Gesù mio, perdonami!
CORO
Le stazioni del dolore Siano impresse nel mio cuore, Dolce Madre di Gesù.
SOLO
Con Te lì, sotto la croce, Potrò udire la Sua voce, Gl’ultimi suoi palpiti.
Contemplando il tuo affetto Per il Figlio benedetto, ad amarlo insegnami.
Quello strazio è provocato Dalle colpe, dal peccato. Io mi sento complice.
Fa che l’anima smarrita Torni a Te, a nuova vita. O Signore, aiutami.
Le stazioni del dolore Sono antidoto al torpore Della mente incredula.
Affidandoci al Vangelo, lui ci porta alto in Cielo. E’ con noi lo Spirito.
Fa che sgorghi dal mio cuore Un immenso, folle amore Per Te solo vivere.
La Tua storia è dolorosa. Presuntuoso è chi osa Raccontarla ai posteri.
Gesù, aiutaci a capire Perché accetti di subire Un martirio simile?
Perché Giuda in quella Cena Non avverte la tua pena E si rende complice?
Nella lotta con la prova Ogni uomo si ritrova Avvilito e succube.
Tu, nell’orto degli ulivi, Pur pregando, ti sentivi Desolato ed orfano.
Pietro, Giacomo, Giovanni, Dormon tutti sugli affanni Che il Maestro affliggono.
Non un’ora, una soltanto Con il Crisro che, lì accanto, Suda sangue, spasima.
Agonizza il Creatore Ma nessuno in quelle ore Sta con lui e vigila.
Dall’angoscia stretto e preso, Solo, triste ed indifeso, Della morte hai l’incubo.
“Padre, devo proprio andare Sulla croce ad espiare? Questo chiedi, vuoi da me?
“ Sia fatto il tuo volere! Non rifiuterò di bere Questo amaro calice”.
Dopo il “sì” sei consolato Da un angelo inviato A sedarti l’animo.
Tra gli ulivi gente avanza. Giuda guida l’alleanza Delle avverse Tenebre.
Con un bacio Ti ha tradito Perché il cuore è indurito Da venale calcolo.
Da chi arriva la condanna? Dai maestri Caifa ed Anna Che la Legge osservano.
Per l’accusa hai bestemmiato E vai quindi giustiziato. Sobillato è il popolo.
Pure Pietro ti ha tradito. S’è nascosto dietro un dito Con spergiuro triplice.
Trema Giuda, ha paura, il rimorso lo tortura. Torna ai sommi vertici.
“Ho tradito un innocente”, Grida ai capi. Ma chi sente? “Fatti tuoi. Arrangiati!”
Poi Ti passano a Pilato Perché sia processato Dal romano giudice.
La denuncia infamante Non ha voce confutante: Senza scampo è il Martire.
Nella piazza le persone Non pietà, crocifissione Chiedono all’unisono.
Tu a sangue sei frustato, e Barabba liberato. Ora a Te il patibolo.
Dato l’ordine di morte, Nel palazzo della Corte I soldati ghignano.
Con la truppa è inscenata Una bella mascherata E da re ti vestono.
Pacche, sputi, gomitate, Schiaffi, insulti, bacchettate… E poi giù a ridere.
Tolto il manto di scarlatto, Ti rivestono e il ritratto È di mansuetudine.
Verso il Golgota da reo Sei condotto col “trofeo” Che Tu, re, ti meriti.
Le pie donne con Maria Ti aspettano per via Per seguirti al Golgota.
E’ straziante quell’ afflato Con Colei che ha generato Per Divina Volontà.
I discepoli impauriti Si confondono, smarriti, nella folla anonima.
La Tua meta è il Calvario. Sembri pazzo, visionario e sei Dio in mezzo a noi.
Siamo stati così stolti Da non essercene accorti Del Messia promessoci.
CORO
Le stazioni del dolore Siano omaggio al Redentore, Figlio Unigenito.
Per la strada del Calvario Hai lasciato sul sudario La tua dolce immagine.
Sotto il peso della croce Chi ha udito la tua voce Lamentarsi o fremere?
Tu, Agnello Immacolato Che al macello sei portato, Scusi i tuoi carnefici.
Quante volte sei caduto! Senza perdere un minuto Devi alzarTi e muoverti.
Giunto al Golgota stremato, Non hai forza, non hai fiato. Inchiodarti è facile..
Ch’era giunta la Tua ora L’ha saputo solo ora La tua Madre povera?
E’ arrivato il gran momento. Senti il peso, lo sgomento: Dire al Padre il “sì” per noi.
Dal Sinedrio condannato, Tu, il Giusto, il Figlio amato sali sul patibolo.
E nel mezzo di quel giorno Si fa buio tutt’intorno Per l’evento unico.
Reputato un malfattore, Tu sei l’Uomo del dolore Che non sa difendersi.
Quel tuo corpo martoriato Per noi tutti ha espiato Senza nulla esigere.
Cosa mai potevi fare Per salvarci, per pagare Quell’ antico debito?
Benedetta la Tua Croce Che ci parla con la voce Del perdono offertoci.
Benedetto il Tuo bel viso Che di sangue tutto intriso, ci rivela l’anima.
Benedetto il Tuo costato che una lancia ha perforato fino al cuore amabile.
Ora lì c’è una sorgente Di salvezza permanente Per chi voglia attingervi.
La tua testa è coronata Con le spine dell’ingrata E superba umanità.
Sono spine il mio peccato. Re per burla incoronato Ancor oggi sei da me.
CORO
Le stazioni del dolore Siano impresse nel mio cuore, Dolce Madre di Gesù.
Tu gli ha fatto compagnia Nella lunga sua agonia Proprio fino all’ultimo.
Stavi muta ed impietrita A guardare quella vita Sulla croce gemere.
E la spada del dolore Ti straziò per lunghe ore Quel tuo cuore tenero.
Pur sentendolo ansimare Non sapevi cosa fare A quel Figlio unico.
Lui da febbre tormentato, Da gran sete divorato, Ti sentiva i palpiti.
“Forza, scendi dalla croce!”, Ti gridavano a gran voce. Poi Ti deridevano.
Ti schernivano i devoti Scribi, Anziani e Sacerdoti, Aspettando l’esito.
Osannato e riverito, or nessuno piega un dito per salvare il Re dei Re.
Solo Giuda è disperato. E il delitto provocato Ha distrutto proprio lui.
Fosse andato sul Calvario A parlare al “Missionario” O soltanto a piangere…
E Tu, Madre, che gemevi Per quel figlio che vedevi Tra dolori e spasimi.
C’è mai stata creatura Che non pianse alla tortura Di una Madre simile?
Chi non prova tenerezza Per la Madre di dolcezza Che straziata ha l’anima?
Che le piaghe del Signore Siano impresse nel mio cure! Te lo chiedo: ascoltami!
Da quel corpo flagellato Ed a lungo torturato Esce un grido tragico.
E nel mezzo di quel giorno Si fa buio tutt’ intorno. L’universo è in panico.
Sotto quell’oscuro velo Dio tace, tace il Cielo: Solo è l’Unigenito.
L’Uomo-Dio è moribondo E si affaccia sullo sfondo Un destino tragico.
Gesù grida a grande voce A suo Padre dalla croce: “Sono pronto, prendimi!”
Spira. E il capo suo reclina. Si è donata la Divina, la Suprema Carità.
Trema il tempio e la terra: E’ la fine di una guerra Dichiarata a Satana.
Il Suo corpo ha sepoltura. Non finisce l’avventura Che oltrepassa i secoli.
La domenica mattina Qualche donna s’incammina Per l’unzione funebre.
Nel sepolcro scoperchiato Non c’è il corpo dell’amato. Solo bende giacciono.
Con le vesti sfolgoranti, Due angeli annunzianti Alle donne dicono:
“E’ risorto! Chi cercate? L’ha predetto, ricordate? Ora raggiungetelo.
Tramortite dalla luce, Una forza le conduce Dagli amici increduli.
Per la strada le precede Il Signore che le vede Agitarsi e correre.
“Non Temete! Andate a dire Ai fratelli di venire. E raggiunse gl’undici.
Da quel giorno sconvolgente, Al Risorto fermamente I cristiani credono.
Gesù è vivo, lo sentiamo, è presente dove andiamo. Ha promesso: tornerà.
E’ la storia dell’Amore Che coinvolge ogni cuore Nella Santa Trinità.
Tu che hai visto Lui morire Oggi insegnaci a patire Sulla croce, come Lui.
Contemplare la Passione, dei credenti è la missione. Perché tutti vedano.
Ricordando i tristi eventi Fa che i popoli redenti Finalmente credano.
O Maria, o Gesù buono, io Vi chiedo un solo dono: prima o poi raggiungervi.
Amen. Amen. Alleluia. Mara-natha. |
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