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al testo di Klara Rubino
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Telemaco siede e resta in attesa di suo padre, un eroe una leggenda serra la rabbia, nella mano chiusa, ché l'orda dei Proci la Reggia affonda.
Un mendicante vestito di stracci, Omero canta con gli occhi di Argo, gli strappa lacrime, paterni abbracci. Canta la fine d'un lungo letargo.
Or l'orda diventa onda, e un muro, mare d'assenza l'ombra, più, non lo confonda, calore e luce riemergano all'alba!
L'alma è pronta già adesso a navigare. La lunga spada la vita circonda. Ed il lieto fine, sul mito, piomba.
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