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La mia notte dimentica del giorno

mi scioglie dalla vita

mi emancipa in un niente …

beota

 

Crepitii d’ossa – la cieca rivolta

del corpo alla ruggine dei giunti –

mi scaraventano intera

 in un grigiore d’alba

 

Niente da ricordare

che fosse moto o  fissità

o spessore o indizio

di speranza: notturno d’assenze …

 

Così morta che il sogno – un segno

dell’umano o simbolo di senso -

 non pare aver più germe

 o asilo  in questa plaga

 

E nulla – proprio più nulla

dalla trista consecutio - come appiglio

o guado o qualsivoglia seme di salute

sporge all’irto giorno

 

Irto della sua vuota luce

si fa del disumanare cosmo:

uomini-criceto in corsa per la dose

dentro un labirinto che

inghiotte la voglia di domande.

 

 

 

 

 

 

 

 Salvatore Pizzo - 23/10/2018 01:45:00 [ leggi altri commenti di Salvatore Pizzo » ]

D’un nichilismo ubriacante e devastante, quasi ua tempesta interiore che espianti ogni organo dal corpo, abbandonandolo svuotato nel deserto notturno della propria anima desolata...
Molto sentita
un saluto

 Anna Gatto - 20/10/2018 20:10:00 [ leggi altri commenti di Anna Gatto » ]

Poetica che fa riflettere sulla progondita’ della solitudine...nella cosapevolezza che intorno non c’è più alcun valore.
Bella

 Klara Rubino - 20/10/2018 15:08:00 [ leggi altri commenti di Klara Rubino » ]

Questa poesia è travolgente, evidenzia contraddizioni ad ogni quartina attraverso l’uso di un lessico molto curato:
l’emanciparsi in un niente beota;
il grigiore dell’alba, come la rivolta cieca;
speranza e notturno d’ assenze;
il trovare asilo in una plaga;
nulla che sporge all’irto giorno; ( notevole allitterazione)
ed infine domande, che, invece d’esser proferite,vengono inghiottite.
Le contraddizioni ci danno un senso di separazione dal mondo e dell’anima, quasi morta, dal corpo scricchiolante,stanco ma
intero e vivo.

Tutte queste dissonanze interiori che producono la malattia dell’anima sono racchiuse nel verbo "dis-umanare".
Proprio questo verbo col suo suffisso peggiorativo "dis" ci fa intuire che ci sarebbe un’altra via, umana, come se lo scoramento e il senso d’ alienazione descritti fossero la
la condizione umana puntuale,la verità attuale, o comunque soggettiva, non la verità assoluta, quella secondo natura.

Questa mia riflessione trova conferma nel verbo "pare" che sostiene l’intera strofa:
Così morta che il sogno – un segno

dell’umano o simbolo di senso -

non pare aver più germe

o asilo in questa plaga


Ma che cos’è questo disumanare?

uomini-criceto in corsa per la dose

dentro un labirinto che

inghiotte la voglia di domande.

La dose, la droga che stordisce e ci priva di dignità.
Ne sono state confezionate molte, una per ogni target di riferimento,ed esse sono in continuo aggiornamento, l’importante è che continuiamo a girare, anche se a vuoto, anche senza meta, sotto gli occhi di chi ci ha comprato, privandoci del nostro habitat con cui avremmo potuto instaurare un rapporto di scambio, dove avremmo potuto confrontarci, acuendo le nostre facoltà.
La gabbia attuale dell’uomo è ciò che lo isola dai suoi simili e dall’ambiente naturale. Sono forse tutte quelle nostre comodità ed intrattenimenti virtuali, ma sono anche gabbie mentali o ferite mai guarite.

Di fronte a tanta ricchezza e profondità non posso che ringraziare Bianca Mannu per averci regalato questa poesia!

 Graced - 20/10/2018 09:40:00 [ leggi altri commenti di Graced » ]

Un’introspezione che lascia il segno e porta a riflettere su determinati risvolti che riserva la vita.

 Loredana Savelli - 20/10/2018 08:05:00 [ leggi altri commenti di Loredana Savelli » ]

Terribile e vera.
Una poesia che non si dimentica.

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