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Abbiamo uno spazio vuoto, un luogo narrativo della nostra distanza, un luogo di silenzi e di parole, vi abitiamo insieme, insieme vi raccogliamo piccole gocce di gioia e piccole pietre, eremo futuro di desolata memoria.
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Klara Rubino
- 17/11/2018 10:38:00
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CATARSI!
Grazie Gil, per tutto: per gli elogi, per lumiltà, la sincerità e la poesia. Complimenti a te!
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Gil
- 17/11/2018 10:23:00
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Non ho virgolettato i termini ferali, che non vanno interpretati sine glossa, ma come metafore ovvero sensi figurati di altro.
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Klara Rubino
- 17/11/2018 10:11:00
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Oh-Oh...beh allora io quasi quasi ...me ne andrei!:-) SCHERZO! .. Ma si può diventare lettori di sé stessi, oppure non considerarsi gli autori dei propri testi...
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Gil
- 17/11/2018 10:07:00
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Klarissima, donna e poeta intelligente, ricercatrice in formazione, forse la poesia non deve essere terapeutica, forse la poesia ti deve aiutare a morire, portare alla morte; si è poeti post mortem mai quando ancora vivi; poiché la poesia dà da vivere, ma solo nella rinascita. Sì, poi sarà anche terapeutica, ma dopo e forse solo quando ne diventiamo lettori o ne siano già solo lettori.
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Klara Rubino
- 17/11/2018 10:00:00
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Capisco!...capisco che tu abbia avuto lesigenza di buttar fuori del dolore, di comunicare quel senso di Desolazione, relativa al piano fisico, non a quello spirituale. La sintassi è perfetta: la poesia mi è arrivata pienamente, la mia riscrittura era per assecondare i fini terapeutici della poesia: quel luogo è un dono, se si soffre è per un bene superiore.
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Gil
- 17/11/2018 09:38:00
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Sì, Klarissima, quel "desolata" un po stride con limmagine delleremo, in genere luogo appartato di ricerca spirituale, preghiera e meditazione; però qui diviene non più una libera scelta ma, anche nellidea più dolce, la perdita fisica di un tempo di felicità; in fondo, al di fuori di un discorso spirituale o intellettuale, è la nostra umanità che sperimenta lisolamento della propria finitudine ovvero quellautunno che succede ad una stagione "carnalmente" più felice; e per carnalmente non pensiamo a sensualità in un senso solo "immanente" dei sensi, ma alla sensualità come segno precipuo della nostra umanità relazionale. Insomma, per farla breve, è il "Mai più" di Poe. Il mio dubbio è ora sulla scrittura, cioè se lintento ha trovato la giusta sintassi.
Grazie, Klarissima!
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Laura Turra
- 17/11/2018 09:32:00
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Gil, è un bene assolutamente ricambiato. Vuoi ringraziarmi? Continua a scrivere.. Ti abbraccio
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Gil
- 17/11/2018 09:21:00
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Laura, potrò mai ringraziarti abbastanza? Tu che sei così grande nella Poesia e nellanima, così grande eppure così capace di umiltà da far apparire bello il brutto che cè in me. Ti voglio bene.
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Klara Rubino
- 17/11/2018 09:13:00
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Buongiorno Gil, mi piace molto, soprattutto il vocabolo "Eremo" è così suggestivo... a me richiama un senso di pace, di protezione, di serenità pur nella solitudine o amenità che solitamente contraddistingue quei luoghi, mi rattrista lattributo " desolata". ( un luogo di desolata memoria). E se fosse il lettore a immettere la foschia (lieve o pesante che sia) nello spazio vuoto che circonda leremo?
Abbiamo una distanza un luogo di silenzi e di parole Abbiamo uno spazio vuoto e vi abitiamo insieme insieme vi raccogliamo piccole gocce di gioia e piccole pietre Eremo futuro di memorie.
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Laura Turra
- 17/11/2018 05:40:00
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Gil, se posso permettermi di dirlo, sei amabile Poeta. Per me questi versi hanno la stessa semplicità della bellezza, della gioia, del canto lieve e di tutte quelle cose che arrivano dritte al cuore proprio per la loro forma pura. Ti abbraccio tanto, forte
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