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al testo di Ketti Martino
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Così fallimentari le palpebre si chiudono.
I mattoni, allineati nella loro permanenza, hanno nobiltà di porcellana.
Domani, la casa sarà un'isola, un travaso di silenzio e di rovine.
La vita promessa è una fucina di casualità, un simulacro di privazione e rapimento.
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Sul volto, la casa scioglie l'ingombro rappreso del brusio. La febbre che fonde negli avanzi dice che l'azzurro è ubriacatura avara.
Per vocazione, le luci della sera hanno la benevolenza primitiva dello spazio.
Poi, quando si spegne, la casa cambia pelle e trema. |
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