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Ci prende, a volte

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Ci prende, a volte, uno stupore
come il cielo puro di dicembre
che spalanca gli occhi
e cresce dentro una lode segreta
al Dio delle bianche greggi di nuvole
e degli alti transiti di stelle comete.

Tutta questa vita da respirare
nell'odore d'inverno freddo
sconfina oltre le pareti
– misteriosa impensabile nascita –

E rifioriamo in spazi immensi
dai corridoi d'un tempo terreno
dove cerchiamo l'impronta
di una bocca che pronunci Amore
più della parola, più dell'aria
di ogni parola affiorata sulle labbra.

 

 Laura Turra - 16/12/2018 09:03:00 [ leggi altri commenti di Laura Turra » ]

Cara Annamaria, sono molto felice delle tue parole, ti ringrazio.
Un abbraccio e i miei auguri a te, i più belli.

 Annamaria Pambianchi - 16/12/2018 08:50:00 [ leggi altri commenti di Annamaria Pambianchi » ]

Quanta fervida meditazione, quanta contemplazione - tra tempo e spazio, tra sè e l’infinito - Laura! Ci porti in un altrove che tuttavia non prescinde dal presente del quale raccoglie l’inesausto bisogno d’amore di ogni creatura.
Grazie. E tanti auguri.

 Laura Turra - 14/12/2018 11:08:00 [ leggi altri commenti di Laura Turra » ]

Ti ringrazio, Giovanni, per questa bella lettura. Un caro saluto

 Giovanni Rossato - 14/12/2018 09:21:00 [ leggi altri commenti di Giovanni Rossato » ]

Partire dalla quotidianità e aprire una porta all’immenso e poi ritornare a noi, al nostro disperato bisogno d’amore.
Davvero bella, grazie.

 Laura Turra - 13/12/2018 10:33:00 [ leggi altri commenti di Laura Turra » ]

Gil, sempre grande è la ricchezza dei tuoi commenti! Leggo queste tue parole e vorrei stringerti le mani di gratitudine.
Ti abbraccio forte, sei caro.

 Gil - 13/12/2018 06:27:00 [ leggi altri commenti di Gil » ]

Non sempre, a volte, poiché non saremmo in grado, confinati come siamo in una dimensione materica del nostro esistere, di sopportare un continuo stupore (di estasi si può anche morire); non sempre, a volta, anche perché ogni rivelazione è una piccola epifania esistenziale, un satori per il buddhismo, preceduta dagli "alti transiti di stelle comete" e nel cuore di dicembre, che possiede una purezza di cuore, la consapevolezza FI sé e dell’inverno, cosicché il suo destino è una vocazione (qui il poeta nasce poeta): cercare "l’impronta/di una bocca che pronunci Amore".
Ancora una volta la Turra ci dispiega il suo genio poetico, alcuni passaggi sono particolarmente significativi in questo senso - è sua consuetudine, che l’Autrice, con il tratto di mitezza e umiltà che le è proprio, probabilmente di sé ignora, in ogni poesia, offrire almeno un verso che, più " loquace " degli altri, ne riveli appunto la genialità poetica. Ora alla premessa generale aggiungo altri due punti e mi trattengo al minimo: molto di più e meglio ci sarebbe da dire di questo testo e oltre; due punto e un finale.
Nel cuore di una condizione naturalmente considerata priva di quella bellezza riconosciuta ad altre stagioni, primavera o estate, realtà e metafora di vita, bellezza anch’essa pure metafora d’altro e d’Altrove (vedremo in fine di commento) e all’interno di un luogo chiuso, una casa, tra "pareti" (uno spazio) e "corridoi d’un tempo terreno" (una temporalità, quindi una finitudine), che dicono ancora, in possibili ulteriori letture del testo, di un tempo e un luogo di preghiera, un tempo ed un luogo (ecco il finale ovvero la coincidenza con questo tempo d’Attesa) per cercare, in controcanto alla preghiera dell’orante cercatore dell’Amore, un "tu" amante delle stesso Amore e insieme, con questa reciprocità di amanti, raggiungere ed esperire l’Amore o quel "Dio delle bianche greggi di nuvole"; anche questa della bianche greggi è in fondo una metafora, che dice la sete che abita il cuore di ogni donna e di ogni uomo consapevole di sé e della vita (ma credo valga anche nell’inconsapevolezza, poiché è un " imprinting" originario e originale).

Sì, ho detto troppe parole: perdonami.

Dev.mo Tuo

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