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al testo di Stefano Verrengia
Il nero altare
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IL NERO ALTARE Al tuo nero altare, Poesia, ho posato le mie viscere. d’ogni fiato ed ogni verso, d’ogni parola, lettera o rima, di tutto quel che concima il mio corpo come il cibo ed il sangue, come la merda e le ferite, delle più ardite orchestrazioni che il mio pensiero abbia mai suonato vagando oltre i cieli, sospeso nel buio dell’universo sconfinato … ho fuso per te, alchimista inesperto, amore e morte, pazzia e saggezza, magia e trucco, metalli rari che in quest’era di idioti son destinati ad essere nient’altro che la cornice di una scimmia urlante ignara del circo pagante in cui si pavoneggia, impregnata di squallidi profumi e adornata d’oro e stupidità. Altre volte ancora scarnificherei la mia stessa pelle per farne tovaglia del tuo altare, altre volte ancora ucciderei mia madre pur di sentir brillare le fanfare non appena mi avvicino al tuo marmo gelido, bello e insensibile. Mai a nessun Dio mi sono genuflesso, a nessun tabernacolo, nessuna croce mi ha spinto a piegarmi se non quella penna masticata e quel foglio sul quale ogni giorno non mi resta che scriverci col sangue. Langue la mia vita, ma tu no: eterna e insensibile come il Tempo, al tuo nero altare controverso si inginocchieranno gl’uomini, gli Dei, il sole e l’universo!
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Stefano Verrengia
- 10/01/2019 12:57:00
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Grazie mille Giovanni. Sono felice che tu condivida il mio pensiero.
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Giovanni Rossato
- 10/01/2019 12:08:00
[ leggi altri commenti di Giovanni Rossato » ]
Si, leccesso di simboli uccide la poesia, credo sia necessario un sano e diretto dire che tu hai sicuramente ben trovato. Grazie per i tuoi versi.
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Stefano Verrengia
- 06/01/2019 12:03:00
[ leggi altri commenti di Stefano Verrengia » ]
Grazie Antonio, le tue parole, come al solito daltronde, sono così chirurgiche da mettermi, a volte, in imbarazzo. Sono dellopinione che bisogna sganciarsi un po dal simbolismo sfrenato ed incomprensibile ... grazie ancora delle tue parole di stima che mi rincuorano e mi esaltano.
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Antonio Terracciano
- 05/01/2019 19:31:00
[ leggi altri commenti di Antonio Terracciano » ]
Ancora una poesia sulla poesia, questultima del Verrengia. E che poesia! In essa è concentrato tutto ciò che serve per far nascere una vera opera poetica, cioè una grande passione e un grande dolore. Forse le persone contente, quelle alle quali la vita sorride sempre, sono incapaci di scrivere una poesia, o possono farlo soltanto per gioco. Occorre invece (come del resto quasi tutta la storia della letteratura ci ricorda) sempre un dolore, una scontentezza, un difficile adattamento alla vita reale per la nascita della passione poetica, intesa quasi come una religione (e Baudelaire veniva da parecchi considerato come il prete della poesia) . Ma l "altare nero" di questa arte non ha niente di ascetico, di ultraterreno: rappresenta solamente un incondizionato amore per la penna e per il foglio, per la ricerca linguistica maniacale, per il raggiungimento di un sia pur di poco sovrumano risultato. Forse tanti poeti e poetesse hanno queste doti, ma il Verrengia, in più, ha quella di scrivere le sue opere in maniera assolutamente comprensibile, oltre che soffertamente poetica.
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