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Il nero altare

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IL NERO ALTARE

 

Al tuo nero altare, Poesia,

ho posato le mie viscere.

d’ogni fiato ed ogni verso,

d’ogni parola, lettera o rima,

di tutto quel che concima

il mio corpo come il cibo

ed il sangue, come la merda

e le ferite, delle più

ardite orchestrazioni

che il mio pensiero

abbia mai suonato

vagando oltre i cieli,

sospeso nel buio

dell’universo sconfinato …

ho fuso per te,

alchimista inesperto,

amore e morte,

pazzia e saggezza,

magia e trucco,

metalli rari

che in quest’era

di idioti son destinati

ad essere nient’altro

che la cornice

di una scimmia urlante

ignara del circo

pagante in cui

si pavoneggia,

impregnata

di squallidi profumi

e adornata d’oro

e stupidità. 

Altre volte ancora

scarnificherei la mia

stessa pelle per farne

tovaglia del tuo altare,

altre volte ancora

ucciderei mia madre

pur di sentir brillare

le fanfare

non appena mi avvicino

al tuo marmo gelido,

bello e insensibile.

Mai a nessun Dio

mi sono genuflesso,

a nessun tabernacolo,

nessuna croce

mi ha spinto a piegarmi

se non quella penna

masticata

e quel foglio

sul quale ogni giorno

non mi resta

che scriverci col sangue.

Langue la mia vita,

ma tu no:

eterna e insensibile

come il Tempo,

al tuo nero altare

controverso

si inginocchieranno

gl’uomini, gli Dei,

il sole e l’universo!

 Stefano Verrengia - 10/01/2019 12:57:00 [ leggi altri commenti di Stefano Verrengia » ]

Grazie mille Giovanni. Sono felice che tu condivida il mio pensiero.

 Giovanni Rossato - 10/01/2019 12:08:00 [ leggi altri commenti di Giovanni Rossato » ]

Si, l’eccesso di simboli uccide la poesia, credo sia necessario un sano e diretto dire che tu hai sicuramente ben trovato.
Grazie per i tuoi versi.

 Stefano Verrengia - 06/01/2019 12:03:00 [ leggi altri commenti di Stefano Verrengia » ]

Grazie Antonio, le tue parole, come al solito d’altronde, sono così chirurgiche da mettermi, a volte, in imbarazzo. Sono dell’opinione che bisogna sganciarsi un po’ dal simbolismo sfrenato ed incomprensibile ... grazie ancora delle tue parole di stima che mi rincuorano e mi esaltano.

 Antonio Terracciano - 05/01/2019 19:31:00 [ leggi altri commenti di Antonio Terracciano » ]

Ancora una poesia sulla poesia, quest’ultima del Verrengia. E che poesia! In essa è concentrato tutto ciò che serve per far nascere una vera opera poetica, cioè una grande passione e un grande dolore. Forse le persone contente, quelle alle quali la vita sorride sempre, sono incapaci di scrivere una poesia, o possono farlo soltanto per gioco. Occorre invece (come del resto quasi tutta la storia della letteratura ci ricorda) sempre un dolore, una scontentezza, un difficile adattamento alla vita reale per la nascita della passione poetica, intesa quasi come una religione (e Baudelaire veniva da parecchi considerato come il prete della poesia) . Ma l’ "altare nero" di questa arte non ha niente di ascetico, di ultraterreno: rappresenta solamente un incondizionato amore per la penna e per il foglio, per la ricerca linguistica maniacale, per il raggiungimento di un sia pur di poco sovrumano risultato. Forse tanti poeti e poetesse hanno queste doti, ma il Verrengia, in più, ha quella di scrivere le sue opere in maniera assolutamente comprensibile, oltre che soffertamente poetica.

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