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al testo di Caterina Silvia Fiore
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Credo che il giorno in cui finirò di tormentarmi spingendo la lama dentro trame di carne ormai antica indosserò per te padre mio le mie labbra dai contorni perfetti sbavati un tempo da rossetti calcati da mani pesanti. Verrò sulla tua pietra e danzerò sino a sentire il sibilo del vento che attraverserà, libere, le mie arterie calcificate di te e tuttavia chiedendo perdono senza sapere (e mai lo saprò) di quale colpa fui da te marchiata.
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