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al testo di Stefano Verrengia
Il silenzio del mattino
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IL SILENZIO DEL MATTINO Con le braccia aperte Come ali nell’azzurro sento il vento Scivolarmi Addosso, Sento la fresca carezza Del sole mattutino. E dopo aver aperto Le finestre la tua pelle, Pesca prelibata, Assaporo. O come ristoro Il mio pensiero Quando col mio dito Ti scivolo sulle schiena Come la rugiada Su un petalo succoso, Quando col mio dito Ti scivolo sulle gambe Come un rivo Nei boschi. I foschi pensieri, Per un attimo, Sembrano svanire, Solo per un attimo. E mi sembra di udire Le nuvole. Mi sembra di udire Il prato, il mare e il vento E le loro parole Incomprensibili. E un'estasi Ed un'illusione Così potente che vorrei Fosse eterna, Ucciderei per far si Che fosse eterna Come il buio galattico. Guarda come sventolano Le tende, Sventolano come bandiere Che rendono fiere Intere nazioni. Ma per me, Mia Venere, Tu sei la mia nazione, Tu sei la mia fierezza, Tu sei la mia magione, Tu sei la mia interezza, Dolce, gigantesca e stupida Come un mare piatto, Un coatto desiderio Di vita. Come splende il sole, Come brilla e fa risplendere I fiori, gli alberi e le cose, Come profuma Di assoluto Questo muto mattino dove a stento Si possono udire Solo il mare, le nuvole E il vento.
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