LaRecherche.it
Scrivi un commento
al testo di Guido Balbo
|
|||||
Se al mezzodì della domenica i baffi ti vuoi leccare quel che serve è solo stocafisso procedi senza fissazioni
secco secco, un asciutto figurino che più costa più la figura sarà tosta.
Dopo averlo per ben sfibrato, menato a cazzotti o meglio di mazzetta e di sega in più parti separato stia in ammollo sin dal giovedì mattina.
In acqua per due giorni almeno ad ogni mezza, cambiata, poi - pinne, lisca e pelle via - diliscato ed eviscerato è pronto per porsi, il sabato mattina, a disposizione dell'arte culinaria forse meglio dire gastronomica meno propensa al cul in aria.
Ma bandite le ciance e presa idonea pentola come tela la si empia: ci si facciano finire cinquecento emmelle di verdi guerrieri olio color dell'oliva in compagnia di cipolla e spicchio d'aglio che nudi e ben tritati si vergognino pian piano, arrossiscano un pochino.
E giunge del reidratato il tempo dei suoi settecento grammi aggiunti a lenire i danni dall'infuocato sole provocati,
nella minor misura spaccato del maggior numero di pezzi possibile che, con due chiodi garofano,
al trito spalmino la schiena con poca noce moscata, sale di quel tanto che basta salsa o concentrato che certo non manca e acqua
di tanto in tanto aggiunta per far bollire a fuoco lento un'intera giornata e con poco ritmo mescolando giusto ad evitare eccessiva confidenza nuova amicizia col fondale
perchè più cuoce più piace.
Poi stanco del bollente trambusto, tutta notte lo si lasci riposare ... che s'insaporisca e servito il giorno appresso in doveroso abbinamento d'amabile polentina ad ingabbiarlo, stupirci e per gola rapirci.
P.S. Ho sentito che non esce a pranzo e cena se non con bianco d'annata o giovane rosso sufficientemente tannico e discreto tenore alcolico.
|
|