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Il baccal della Luigina

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Se al mezzodì della domenica

i baffi ti vuoi leccare

quel che serve è solo stocafisso

procedi senza fissazioni

 

secco secco, un asciutto figurino

che più costa

più la figura sarà tosta.

 

Dopo averlo per ben sfibrato,

menato a cazzotti o meglio di mazzetta

e di sega in più parti separato

stia in ammollo sin dal giovedì mattina.

 

In acqua per due giorni almeno

ad ogni mezza, cambiata, poi

- pinne, lisca e pelle via -

diliscato ed eviscerato

è pronto per porsi, il sabato mattina,

a disposizione dell'arte culinaria

forse meglio dire gastronomica

meno propensa al cul in aria.

 

Ma bandite le ciance

e presa idonea pentola

come tela la si empia:

ci si facciano finire cinquecento

emmelle di verdi guerrieri olio

color dell'oliva in compagnia

di cipolla e spicchio d'aglio

che nudi e ben tritati

si vergognino pian piano,

arrossiscano un pochino.

 

E giunge del reidratato il tempo

dei suoi settecento grammi

aggiunti a lenire i danni

dall'infuocato sole provocati,

 

nella minor misura spaccato

del maggior numero di pezzi possibile

che, con due chiodi garofano,

 

al trito spalmino la schiena

con poca noce moscata,

sale di quel tanto che basta

salsa o concentrato che certo non manca

e acqua

 

di tanto in tanto aggiunta

per far bollire a fuoco lento

un'intera giornata

e con poco ritmo mescolando

giusto ad evitare eccessiva confidenza

nuova amicizia col fondale

 

perchè più cuoce più piace.

 

Poi stanco del bollente trambusto,

tutta notte lo si lasci riposare

... che s'insaporisca

e servito il giorno appresso

in doveroso abbinamento

d'amabile polentina

ad ingabbiarlo, stupirci

e per gola rapirci.

 

P.S. Ho sentito che non esce

a pranzo e cena se non

con bianco d'annata

o giovane rosso

sufficientemente tannico

e discreto tenore alcolico.

 

 Franca Colozzo - 27/02/2019 19:24:00 [ leggi altri commenti di Franca Colozzo » ]

Mi son persa qualche baccalà!

 Guido Balbo - 27/02/2019 17:45:00 [ leggi altri commenti di Guido Balbo » ]

Gramaticus non averne a male, ma un occhio di bue, certo una tela non richiederebbe ... Piaccia o non piaccia, il dipinto poi, lascia solo soggettiva traccia. Sulle riproposizioni ometto, per tua stessa modalità ... ma di consigli sono in vena anch’io. In primis mi piacerebbe rileggessi il tuo commento, pare, ma potrei sbagliare, esclusivamente indirizzato a dar lustro te stesso piuttosto che a bene indagar sul testo. E di seguito: programmar gli acquisti, predisporsi per i fornelli e procedere (o forse meglio, far procedere). Dopo l’assaggio ... ne riparliamo o qualora non ti fosse gradito lo compariamo. Per il giudizio infine, non che mi dispiaccia, ma della tua poesia vorrei vedere anima, core e pure la faccia (poesia ... cos’è per te? - Sonetto a parte, che è solo uno sforare nel presente). Un saluto anche a te e grazie.

 Lorenzo Tosco - 27/02/2019 12:09:00 [ leggi altri commenti di Lorenzo Tosco » ]

Ti consiglierei, per il futuro, di non scrivere più ricette di cucina. Scrivi pure altre cose nelle quali sei sufficiente, e lascia stare all’Artusi la culinaria. Lui almeno scriveva solo in prosa e non spezzettava mai le sue ricette gabellandole per poesia e...ripetendole anche da varie parti!
Un saluto.

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