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Scrivi un commento al testo di Stefano Verrengia
Il fango.

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L FANGO

Solo e pensoso qui rimango,
con gli scarponi nel fango
senza alcun ombrello
a proteggermi da questa 
nera pioggia dei miei pensieri. 
Funesta brama m'assale
mente austera sfoggia 
la luna il suo spettrale 
Sorriso, mentre il vento
stona come un flauto
incapace. Anima mia, 
quale rapace ti ha strappato, 
lacerato, fatta a pezzi 
come una poesia sbagliata
da gettare nel cestino? 
Quale divino respiro
potrebbe mai soffiarti 
in questo fetido 
sacco di immondizia, 
in questa immonda sporcizia 
che cola merda e sofferenza
dai suoi pori? 
Anima mia non sei 
Né vela né aquilone,
Ma polvere che vola 
nel bisbiglio del vento, 
Giglio marcito 
Di questa arida terra. 
Non esser avida, speranzosa, 
non illuderti nella velleità:
la felicità è l'illusione 
Degli stolti. 
Anima mia, ho creduto 
che la poesia ci avrebbe
Accarezzato con comprensione, 
Come una dolce madre 
Che tutto sa del figlio. 
Anima mia, ho creduto 
Che il muto infinito 
Mi avrebbe sussurrato 
Almeno una volta, 
Almeno una volta 
Parole immense come stelle, 
Ma il suo silenzio
Mi ha ricordato 
Che nulla esce fuori
Dal vortice eterno 
Di questo buco nero. 
Anima mia, ho creduto 
Che il fango sarebbe 
Andato via scrollandomi 
Le scarpe, ma è andato
Il tempo in cui ho creduto. 

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