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al testo di Stefano Verrengia
Selvaggio
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SELVAGGIO Lasciami ruzzolare come un masso ubriaco dalle cime della pazzia fino all’abisso della valle! Lascia il tuo scialle volare nel vento come una vela che querela porti sicuri: le onde non possono essere rinchiuse fra i muri. E quando la mia vita perderà un’altra pagina, spero tanto che sia macchiata di birra e di vino, di amore e mirra: non mi importa se sangue o lacrime saranno l’inchiostro … Versi, donatemi l’oblio! E se di notte, fra il chiostro d’alberi scuri dove s’ampliano i sensi, nel mio incedere sarò il fiume possente che scorre nella foresta, lascia che dispensi l’ardente natura quel che dura da un’eternità in noi. All’alba coglierò un ramoscello che sarà la penna con la quale scaverò una poesia nella terra. Verso la città i vecchi tetti fumano come pipe di vecchi marinai sempre pronti a pescar donne con le reti delle storie del mare: amare spiagge, mostri, nulla placa la bocca di questi squali assetati di salmastri inchiostri. Mentre si dipana il nero, voglio raccogliere quella foglia per arrotolarne la mia doglia, poi l’accenderò con un raggio di sole per sciogliere l’infinito nel nulla di una nuvola di fumo. Consumo la mia vita respiro per respiro, verso per verso. Ho appena visto un sogno scappare in una tana come un leprotto impaurito … fuggiva forse da me, aveva forse percepito che volevo mangiare come un lupo inferocito? Lasciami steso qui: voglio viaggiare a pieni motori in questo nulla sconfinato come una nave nel suo andare su un oceano in tempesta! Quando sarà finita la mia festa mortale? Fai palle di carta delle mie poesie, e come fossero i miei occhi, verso la fonte, verso la fonte, ti prego lanciali lì lontani, più lontani, oltre l’orizzonte, lì dove stelle infinite ardite brillano come lucciole impazzite.
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Stefano Verrengia
- 09/03/2019 10:56:00
[ leggi altri commenti di Stefano Verrengia » ]
Non è una scelta poetica, è semplicemente che sono un cazzone. Ho copiato la poesia scritta sulle note del telefono e poi lho pubblicata senza neanche controllarla. Adesso la modifico.
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Klara Rubino
- 08/03/2019 09:16:00
[ leggi altri commenti di Klara Rubino » ]
Ciao Stefano,, te lo dicevo che non siamo lontani...guarda: la tua chiusa ed un mio Tanka del 29/04/2917
ti prego lanciali lontani, più lontani, oltre l’orizzonte, lì dove stelle infinite ardite brillano come lucciole impazzite
TANKA sta là una stella fuori dal branco bianco come un ricordo
ti scruta un desiderio vibra lucciola ardita
DI questa tua poesia il passaggio che preferisco è questo:
Fra il chiostro d’alberi Scuri dove s’ampliano i sensi, nel mio incedere sarò il fiume possente che scorre nella foresta, lascia che dispensi l’ardente natura quel che dura da un’eternità in noi.
...il chiostro di alberi scuri dove si ampliano i sensi,che bel luogo mistico, aperto e sicuro.
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Giovanni Rossato
- 07/03/2019 22:21:00
[ leggi altri commenti di Giovanni Rossato » ]
Daccordo, questi versi potrebbero essere migliorati ma...la tensione è altissima , magari ci fosse più poesia di questa qualità. Grazie
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Franca Alaimo
- 06/03/2019 18:05:00
[ leggi altri commenti di Franca Alaimo » ]
Questo testo appare abitato da una tensione straordinaria, con la quale lautore probabilmente vuole, servendosi di alcune immagini, raccontare lo stato interiore di chi si sente pervaso dallispirazione poetica: perciò i sentimenti oscillano fra un orgoglio smisurato e una volontà di annullamento. Suggerimento: una buona poesia comincia anche dalla cura con cui si scrivono i versi. Qui appare molto incerto e senza giustificazione lalternanza di maiuscolo e minuscolo a inizio verso.
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