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La dolce tirannia del comfort

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La dolce tirannia del comfort

Non è perseguibile
da una Corte Suprema
non lascia le sue impronte
sulla scena del delitto
sfugge ai controllori di volo
ma non alle multe
per sosta eccessiva.

Ama se stesso più di tutti i suoi sogni
e non vuole essere disturbato
dai seccatori di turno, dall'amore
non corrisposto, dalle azioni
che prevedono un rischio
non calcolato.

Governa in tempo di pace
come un accorto padre di famiglia,
progetta la propria carriera
sospinto dalla brezza più in voga,
butta la ghiaia davanti alla casa
per livellare ogni buca nel chiostro.

In tempo di guerra si scopre felino
si toglie di dosso la luce del giorno
sbarra l'ingresso a chi fugge ingobbito,
scarta gli appelli invisi al Regime,
alza il volume del quartetto per archi
quando la ronda tortura in cantina.

L'agio è il nostro Dio domestico,
è così dolce e servizievole
che gli si perdona volentieri
ogni anelito congenito
al diniego pretestuoso.

È il veleno premuroso
che ci uccide a poco a poco
levandoci dal cuore
le spine acuminate
che sottendono
la rosa.

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