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Pap

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I tuoi occhi celesti

sperduti

contro le pareti male imbiancate, 

quell’ odore acre di farmaco

e di puzzo di piscio e di sangue.

La tua bocca rovesciata, 

le mani che vorrebbero strappare le ferite

e gli ultimi tubi di vita dal naso,

da quella triste stanza di ospedale.

Il lento mormorio di un respiro affannoso,

dopo anni e anni di cosa..

Cos’è mai la vita, papà?

Oggi, stanotte,

in questo infinito momento,

cosa resta della tua vita ?

(Hai già smesso di ricordarti chi siamo)

 

 

 Maria Musik - 01/10/2010 18:37:00 [ leggi altri commenti di Maria Musik » ]

Ho perso mio padre venti giorni fa e la tua poesia ha dato voce al mio dolore ed al profondo senso di abbandono che mi coglie quando, finalmente sola, gli chiedo: "Dove sei?". Da qualche parte, insieme a mia madre che l’ha preceduto... lo spero per lui ma, per ora, sento solo un vuoto sordo in un’esistenza che va avanti ignara d’ogni radice spezzata. Grazie per aver condiviso con noi sentimenti ed immagini così private e dolorose.

 Loredana Savelli - 29/09/2010 15:19:00 [ leggi altri commenti di Loredana Savelli » ]

L’ultimo verso, spiazzante, rende bene l’idea del senso di smarrimento, quasi di abbandono, che possiamo provare di fronte al silenzio del caro defunto. E’ adombrata, paradossalmente, la sensazione che il defunto ci abbia volutamente escluso dal suo viaggio.

 Maurizio Sciascia - 29/09/2010 14:21:00 [ leggi altri commenti di Maurizio Sciascia » ]

Condivido sentimenti già vissuti! Un dolore atroce, che soltanto il tempo aiuta a superare, a farlo divenire parte di noi stessi, che ci insegna a convivere con esso. Ci consoli la consapevolezza che loro continuano a vivere in noi e nell’amore che ci hanno donato.
Maurizio Sciascia

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