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al testo di Paolo Mazzocchini
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S’inchioda a un viso bello come lo spillo di un pensiero trafigge la morbida vacanza del cervello. Piccolo sole nero tiranno dell’universo altero della grazia. Buco nel cielo di carta dove implodono le orbite scontorte di una armonia violata. Capoccia di vite inchiavardata a forza nella polpa tenera del legno. Pasticcio di fili che s’intorcina al centro d’un ricamo e attrappa nel cruccio inestricabile di un grommo l’incanto della trama.
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