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Voglia di pioggia

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Milano è asciutta.
Volere la pioggia mette la sete.
È affidato a settembre
spegnere i fuochi d’estate.
Dice chi ha fede
che il tempo cambi domani,
ma il bisogno di piovere è oggi.
Basterebbero lacrime
o anche solo un presagio
da una breve mossa di vento.
Sono donna d’acqua, lo sai.
Tu dentro me sei diluvio.

 

 Laura Turra - 12/09/2019 15:59:00 [ leggi altri commenti di Laura Turra » ]

Fabrizio, mi fa sempre piacere la tua lettura…
Per quanto riguarda i versi finali in verità non so dirti, non credo di aver affrettato la chiusura. In ogni caso ti ringrazio del tuo rilievo, è un’occasione di riflessione. Un carissimo saluto

 Fabrizio Giulietti - 12/09/2019 15:35:00 [ leggi altri commenti di Fabrizio Giulietti » ]

la poesia è molto bella e il commento di gil, come di consueto, impreziosisce ulteriormente l’intera composizione… mi rendono, invece, molto perplesso i due versi conclusivi. sono di una ovvietà e banalità sconcertante e, per di più in chiusa… sembrano scritte da una persona diversa, probabilmente hai affrettato invece di lasciar pazientemente sedimentare...

 Laura Turra - 03/09/2019 15:17:00 [ leggi altri commenti di Laura Turra » ]

Grazie, Gil, per la tua capacità di approfondimento dei miei versi.
I tuoi commenti arricchiscono sempre il mio dire.
Ti abbraccio con grande affetto.

 Gil - 03/09/2019 13:07:00 [ leggi altri commenti di Gil » ]

Con una chiusa tra l’erotico ed il mistico ovvero dentro il misticismo naturale dell’eros, segno e richiamo, quando raggiunge le vette della sua essenza, di quella sete d’Assoluto o della Completa Pienezza - la nostra esistenza non è forse terra arida che attende l’acqua, bocca spalancata in cerca d’aria e di cibo, grembo fertile per il seme che lo ingravidi di vita e di senso? - che legviamo come trama spirituale nel Cantico dei Cantici e spesso nella vita mistica delle santità. Se questo però è, per così dire, il punto di fuga che valorizza oltremodo il testo della Turra, per gustarne però l’essenza o vero il suo liquoroso e squisito retrogusto dobbiamo discendere dal cielo alla terra, poiché così ritroviamo la carnalità d’un io poetico, carnalità che si dice attraverso un preciso contesto spazio-temporale, diremmo la consegna del potere di nominare che la Poesia assolve quasi ad imitare la consegna divina ad Adamo; ecco allora Milano, ecco quindi settembre, ecco quindi in quel ’luogo" e in quel "tempo" la protesta d’amore: se ci fossero segni di preannuncio; ecco infine la protesta dei sensi, la confessione dell’amore verso un "tu" implicito o esplicito, umano o divino che sia: "Sono donna d’acqua, lo sai", potente questa "denuncia" di conoscenza, ché l’Altro (o l’altro) sa e sa perché già vi è stata un’Originaria conoscenza, un Inizio d’Amore, un’Alba se ancora non pieno giorno, con il verso finale che è e rimane un piccolo capolavoro poetico, un inarcamento d’anime nell’amplesso amoroso, che sia dei corpi o della preghiera.

Dev.mo Tuo

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