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al testo di Dereck Louvrilanm
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La strada non muta la meta. È comodo per riguardarsi. È sufficiente il modo di coinvolgere la lattaia che portava il nutrimento alle porte. Nemmeno si vedeva in piena luce. È importante ci sia stata, ma non c’è. Come tante polveriere, come i coppi sugli spioventi e bartali al Col du Galibier che lo sostenta. Le mucche sono munte dal metallo eppure è difficile tirare in ballo che abbiano una salute di ferro. Chi ricorda l'ape Elvira dalle borse trarre il tintinnare del pascolo dal sacco elastico? Voi non l’avete vista bussare, ma io la sento e fantastico. Viene in mente che il vetro fa compagnia e la plastica solitaria è una pessima spia. Il mezzolitro ciarliero rivoglio che imbianchi la lingua al risveglio. Cos’é la primavera per questo motivo? L’aria trasparente dal candore primitivo che traduce in sanità una parte di me. Quella parte invariabile che non prosegue nel seme. Bisogna racconti della mia arnia. Bisogna che la rifondi e confronti. Penso a quando il verbo automatizzare era inutile per quanto ciò che è resto umano sembri infantile. La creatività era una maraviglia a tutto spiano. Oggi si spiana tutto e la maraviglia è una rana.
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