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Oltre le campane di San Pietro - legge Rodolfo Lettore*

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                                                                                   a Poienauti 2

 

 

Camminavo nella solitudine
della mia ignoranza, ardeva
dentro di me un fuoco. Vagavo
ai margini d'una selva, lontano
dalla città dei poeti. Il verso
mi costringeva il collo
nel suono della lebbra d'una distanza, nessun canto antico
risucchiava in sé
il pianto della mia infelicità, l'assenza
d'un nome, la convocazione
d'un appello, lo sguardo
di chi sa dare una forma libera
alla mutilazione d'ogni forma, alla vita
che non ebbe
nobili natali
di lingua e di parola
e per sapere
solo una piccola stalla di cultura
tra il bue del desiderio d'imparare
dei colti l'erezione dell'occhio
e l'asino della curiosità di scoprire
il senso d'una cometa
nella notte dell'ignoranza
che lascia il vuoto
della bellezza. Non che si sia
tutti dei bambini divini o dei futuri cristi,
eppure coi poeti spezzammo il pane
dell'estasi del verso, in estasi
nel verso, in estasi col verso. Dicevo
camminavo nel deserto della solitudine,
quando la bellezza del dire non ha chi l'oda,
quando il passo che la cerchi ignori il suo nome, finché
non m'apparve un uomo, forse un dio,
più semplicemente un messaggero
della dea, che mi guardò con compassione
e mi disse: 'Parla, poi scrivi' e mi rammentò
di Rilke, Budda, Cristo e della libertà
dalla colpa dei miei respiri. Mi disse ancora:
'Se dentro il tuo grembo urge una voce, tu cerca
di darle la luce, sii una partoriente; la forma
della bellezza che tu cerchi come in un sogno
non vive solo nella misura, rapporti, proporzioni: è forma e non forma; è non forma della forma;
è forma oltre ogni forma'. E fu acqua pura alla sete.

 

*Ringrazio Rodolfo Lettroe per la stupenda lettura

 Salvatore Pizzo - 12/12/2019 14:30:00 [ leggi altri commenti di Salvatore Pizzo » ]

L’incipit ha un qualcosa d’inferno dantesco, ma è il viluppo dei sentimenti che ne contorce i versi, a farne componenti per una poesia pregnante, avvolgente e trascinante, sullo stretto e sofferto sentiero dell’esistenza...
La lettura, poi, è addirittura magistrale.
Dunque non posso che ringraziarti e complimentarmi anche con l’interprete.
ciao

 Laura Turra - 10/12/2019 15:37:00 [ leggi altri commenti di Laura Turra » ]

Scriveva la poetessa Robin Hyde:
<<..Lascia che la porpora / del crepuscolo, il suono del mare lontano, / la passione della bellezza ti prendano in sposo…>>
E’ proprio così, ’quando dentro il grembo urge una voce’ non la si può trattenere. Quando la realtà ci concede un felice momento di corrispondenza, allora l’occhio si apre alla possibile meraviglia. Come accade anche leggendo questa tua poesia, Gil.
Qui, poi, testo e lettura sono un binomio perfetto.
Sempre ti abbraccio

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