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Non so dove vanno a morire i miei passi

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Non so dove vanno a morire i miei passi

penso a lidi antichi miraggi ed oasi

nel deserto e penso a floride siepi.

 

Non so cosa chiedono i miei occhi

stormi passano celeri e non mi domando

se si tratti di corvi o gabbiani.

 

Né levo lo sguardo. L’acuto grido

non è il gracchiare grave che l’aria graffia

ed il bianco nitore è preferibile al nero.

 

Testimone di tanto clamore l’orecchio

il pensiero distratto un istante assai breve

ritorna allo svago consueto.

 

Così può apparire a chi a me dinanzi

legge assenze e non viaggi nei miei occhi

attratti da più quieti orizzonti.

 

 Dedalus - 26/12/2019 22:37:00 [ leggi altri commenti di Dedalus » ]

Una scrittura in cui la sillabazione è attenta ed, anche se il tutto sembra svolgersi in un quadro di dormiveglia con improvvisi risvegli, in cui va sottolineata l’ellittica precisione di questa sillabazione che con chiarezza spietata ed epigrammatica testimonia la vera natura di certi suoi eventi.

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