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al testo di Giulia Bellucci
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Il genio non fa mai troppo rumore passa lieve come fosse cometa segue così la sua precisa traiettoria lascia una decisa scia e scompare disseminando intorno silenzio. Non si sa quando o dove riappare perché non c’è d’esso un’equazione.
In questo mondo d’esistenze pieno c’è chi vive adempiendo a una missione quasi invisibile tuttavia possente. E il tuo vivere fu lungo e intenso. Computo ed equazioni furono il pane con cui alimentasti la fiducia d’andare lontano, fino a conquistare il sovrumano.
Ma il divenire che tutto logora e trasforma segue l’uomo fino a inesorabile destino che inizia insieme al suo principio e tutto ridimensiona e tutto cambia forma ma nulla si crea, nulla si distrugge. Perciò ora resti quasi un’emblema della missione che a te assegnò la vita.
E io da qui oggi mi domando se la tua mente che fu tanto capace pensò mai d’elaborare un’equazione per l’estrema traiettoria che conduce l’uomo verso l’Eterno
e se nel tuo computar le stelle ponesti anche te medesima tra quelle ché io t’immagino ora come un frammento ritornato lassù nell’ordine infinito del nostro meraviglioso firmamento.
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