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Un orizzonte troppo lontano

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Non v’era sentore in autunno

del dilagare del nuovo male

un mare di foglie sussurrava

nel vento che nasceva piano

all’alba per lievitare fino a sera.

 

Nostalgia di quelle ore turbolente

e delle nuvole in cielo come carovane.

Quando il pensiero falliva l’intento

mi traghettavano al tuo mesto sentire.

 

Ora il sole cancella le nebbie e s’impone

al giorno che avanza. Sfiora le case

bacia l’asfalto. Fuori…  E noi,  dentro

a sospirare come avessimo dinanzi

soltanto un orizzonte troppo lontano.

 Dedalus - 17/03/2020 18:38:00 [ leggi altri commenti di Dedalus » ]

Tenera e delicata lirica, quasi introspettiva, che, come un’ incisione o come un bassorilievo, disegna due momenti diversi, un autunno ormai lontano con il suo mare di foglie ed altri pensieri ignari dell’incombere del "nuovo male", ed il momento attuale con una nuova ed oscura visione di un futuro incerto. La poetessa affronta un tema attuale scottante visto sotto diverse angolazioni, un tema instabile per il suo carico enorme di interrogativi cui spesso non ci sono risposte, magmatico per la pericolosità che reca con sè, un tema che ci attraversa con ferite profonde. Ed in mezzo a tutto questo lei, che usa un "Noi" pluralistico, "dentro/a sospirare come avessimo dinanzi/soltanto un orizzonte troppo lontano".

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