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Apatica e banale

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Quando l’aurora m’accarezza all’alba
e il sole ancor non vedo all’orizzonte
va il mio pensiero alla tua vita scialba.

 

Inaridita ormai è la tua fonte
e l’acqua più non scorre chiacchierina
sol pietre e massi vedo sotto il ponte,

 

pietre come nella mia Valle alpina
(dove il Lys tra i sassi si sbalestra)
identiche alla terra salentina.

 

Vedo il sol che accarezza la finestra
e tu pigra girarti sul cuscino,
secca è nel tuo giardino la ginestra

 

secco è il tuo amor, non serve l’indovino,
maestra sei d’inganno e di squallore
e il certo l’hai buttato nel camino.

 

Ed ora speri ancora in un amore
a cui tu poco credi e che hai perduto,
a quel che avevi hai prosciugato il cuore.

 

Adesso tra le pietre giace muto
e senza l’acqua l’arido prevale
non lo rinfresca l’ultimo venuto

 

tu sai cantare come le cicale
e ripeti la solita canzone
monotona, asfissiante e demenziale

 

a cui sol crede l’ultimo cialtrone.

 

Salvatore Armando Sanoro
(Boccheggiano 9.11.2019 – 9,27)

 

Nella mia foto: Il fiume Lys a Pont. St. Martin (Aosta)

L'immagine può contenere: ponte, pianta, spazio all'aperto, natura e acqua

 Lorenzo Tosco - 25/03/2020 11:38:00 [ leggi altri commenti di Lorenzo Tosco » ]

Bella la tua poesia in terzine come usava padre Dante. Però più che un omaggio al divino poeta, mi sembra che per essa si possa invece applicare il famoso detto: ’Lavate la testa all’asino, sciuperete ranno e sapone.’
Io infatti ti ho ’implorato’ più volte di pensare a qualche altra cosa, anche se è difficile, e tu invece, se non altro con belle liriche, ti perdi sempre con la medesima persona. Per me è facile confermarti ’il bischero’, ma vedo oramai che la tua ’fissazione’continua senza lasciare intravedere una luce d’abbandono e di ...resurrezione.
Ti auguro che la Pasqua porti anche a te questo miracolo. A meno che tu non ci stia tanto bene dentro quell’angoscia che non ti pare il vero di averla. In questo caso ...goditela!!!
Saluti.
NB: sai cosa Beatrice era per Dante, penso che in fondo padre Dante avesse la tua stessa ossessione per Beatrice, come tu l’hai per ...quella. Solo che per Dante la sua donna era ’angelicata, mentre la tua è invece ...’indiavolata’!!!

 Giulia Bellucci - 25/03/2020 09:35:00 [ leggi altri commenti di Giulia Bellucci » ]

Buongiorno Armando. Questa tua poesia mi sembra anche un omaggio a Dante, nello stile. Difatti la composizione è strutturata in terzine incatenate per concludere poi con una quartina finale. Oggi poi è la giornata indetta per la celebrazione del nostro Sommo Poeta. E tu hai ricalcato molto bene il suo stile con un linguaggio non aulico ma ovviamente moderno. Dolcezza e musica nonostante quell’amarezza e delusione che pervade tutta la composizione.
Grazie anche per averci ricordato il sonetto del Carducci e avercelo spiegato.

 Salvatore Armando Santoro - 25/03/2020 03:37:00 [ leggi altri commenti di Salvatore Armando Santoro » ]

Il sonetto del Carducci, nel sottotitolo ha una dedica (A S.F.). Si tratta di Severino Ferrari, che era stato un allievo del Carducci e verso il quale il maestro aveva una "devozione filiale". La stima profonda che il Carducci aveva per la poesia e per le capacità culturali ed umane di Severino ne avevano fatto il naturale predestinato a succedergli nella cattedra di letteratura a Bologna. Ricordiamo che nel 1899 Il Carducci insieme a Severino curarono una edizione particolare commentando il Canzoniere del Petrarca (e l’ultimo verso della poesia "In riva al Lys fa riferimento a questa pubblicazione). Poi Severino si ammalò e finì i suoi giorni in un manicomio di Pistoia dove ci lasciò le penne.
Anche il Pascoli cita Severino nella sua poesia "Romagna"- A lui era legato da fraterna amicizia iniziata nel 1873 durante gli studi a Bologna quando Severino aveva 17 anni, amicizia poi durata tutta la vita.
La morte di Severino favorì poi il Pascoli nella successione a Carducci nella cattedra di letteratura a Bologna. La vita è strana!

 Salvatore Armando Santoro - 25/03/2020 00:38:00 [ leggi altri commenti di Salvatore Armando Santoro » ]

Nel sonetto del Carducci si parla di neve rosa che corrisponde al colore che assume al tramonto il Monte Rosa.
Carducci parla di giglio ed in francese questa parola si traduce, appunto lys. Ricordo che la Valle d’Aosta è una delle regioni a Statuto Speciale dell’Italia e la lingua francese è parificata a quella italiana. Ma la regione pone particolare attenzione alle sue minoranze visto che nella Vallata del Lys esiste una popolazione di lingua tedesca che corrisponde alla popolazione Valser, che nel Settecento attraversò le Alpi e si stanziò nel territorio che da Gressoney La Trinité arriva fino ad Issime nella vallata percorsa dal fiume Lys, che nasce proprio dal Monte rosa e poi si versa nel fiume Dora Baltea (che nasce dal Monte Bianco) a Pont St.Martin. Chi volesse approfondire la storia di questo popolo aggiungo un link e può divertirsi a farlo.

http://www.viestoriche.net/indexold-a/walser.htm

 Salvatore Armando Santoro - 25/03/2020 00:20:00 [ leggi altri commenti di Salvatore Armando Santoro » ]

Si, sto parlando dello stesso fiume Lys che Giosuè Carducci cantò nella sua famosa poesia

IN RIVA AL LYS
(a s. f.)

A piè del monte la cui neve è rosa
In su ’l mattino candido e vermiglio,
Lucida, fresca, lieve, armonïosa
4Traversa un’acqua ed ha nome dal giglio.

Io qui seggo, Ferrari, e la famosa
Riva d’Arno ripenso e il tuo consiglio;
E di por via la piccioletta prosa
8E altamente cantar partito piglio.

Ma il Lys m’avvisa — Al nulla si confonde
Questo mio canto, e non se ne rammarca;
11Pur di tanto maggior vena s’effonde — .

Ond’io, la fronte di superbia scarca,
Torno al mio cuore; e a’ monti a l’aure a l’onde
14Ridico la canzon del tuo Petrarca.

Giosuè Carducci
Gressoney-la-Trinité, 8 agosto 1898.


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