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al testo di Rosetta Sacchi
E’ una primavera silenziosa
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E’ una primavera silenziosa così sospirata e tanto attesa giunta come all’improvviso dopo un inverno lungo più di una stagione, un inverno non certo di rigore ma di sorprese amare ed insospettate, che ancora resta nelle case quando coi gomiti sopra al davanzale si guarda il sole fuori, nitido nel cielo senza delle nubi il velo e degli uccellini si insegue il coro prima di scorgere più alto un armonioso trillo l’acuto d’un fischio o un gorgheggio ascrivibile ad una specie. Ma il tempo allegro è solo un flash sulla lentezza d’una mestizia che ora ha più solide radici. Si sta come incartati nei gesti e nelle parole, i passi svelti e nel contempo lenti per respirare una natura in fiore. Un risveglio che sembra non ci appartiene.
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Rosetta Sacchi
- 11/04/2020 16:10:00
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Grazie Dedalus e grazie Arcangelo Galante per linteresse dimostrato e per avere esaminato il testo ciascuno sotto un aspetto diverso. Un saluto ad entrambi. La primavera non è una stagione è la stagione. Quest’anno più anomala del solito forse perché non abbiamo avuto un vero inverno ed ora la primavera ha quasi una giustificazione nelle sue strane manifestazioni. Ma quest’anno la primavera ha vesti diverse, interpreta stati d’animo particolari differenti rispetto al passato. E’ una primavera di cui siamo spettatori e non partecipi. E’ tutto nuovo, tutto rivisitato. Di qui quel motivo di mestizia che fa da sottofondo ai versi.
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Arcangelo Galante
- 11/04/2020 05:49:00
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Una mesta lirica, fatta di versi che sorprendono ogni lettore, parlando di profonda amarezza nell’anima, diffusa persino tra il fiorire della primavera che, nonostante il proprio stagionale arrivo, appare una cartolina della natura, dipinta da falsi colori. E l’essere umano, racchiuso tra le pareti di casa, resta spettatore incartato, nei gesti e nelle parole, e giammai è partecipante della vegetale vita che lo circonda. Cosicché, le percezioni divengono più insistenti, in un’atmosfera pesante che permette di guardare in faccia le cose, senza filtri. Lo scenario descritto dalla poetessa è reale e surreale, contemporaneamente, in quanto la verità causa tristezza, pari alla voce del silenzio che, udita, può fare male proprio perché l’ansia e il senso di fallimento, possono bloccare ogni spontaneo movimento. Un silenzio che annulla ogni comunicazione, ma non annienta lo scorrere del tempo che, nonostante abbia ritardato il giungere allegro del risveglio del cuore, non lo distruggerà mai. E anche il passaggio silente della primavera, si sfalderà, cara Rosetta, per lasciare il posto ad una stagione autentica, da vivere con esplicita condivisione umana. Congedandomi, ti saluto amichevolmente!
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Dedalus
- 10/04/2020 22:54:00
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Volendo fare un seppur blando commento potrei essere accusato di fare una "critica estetizzante" a dirla come Croci, per questo motivo la mia analisi cerca sempre di essere asettica anche se non nascondo che le liriche dellautrice attraggono il mio interesse. In questa lirica la poetessa si narra, ha atteso una metaforica primavera che ha tardato a giungere dopo un inverno incolore e carico di "mestizia", lugubre portatore di amare sorprese. Cè uno stralcio di lirismo centrale per poi tornare ad una sorta di malinconica stasi, uno starsene quasi assenti a se stessi, in un attenuar di contrasti e smussare spigoli.
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