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al testo di Marco Galvagni
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Apparteniamo ai greti dei ruscelli più lieti. Conosciamo il limbo del fiume più acceso delle praterie fiorite. Viviamo in un solo zampillio, apparteniamo al porto più felice.
Lontani i fiori avvizziti delle vacanze altrui avanza appena un’ombra di paesaggio, si eclissano le strettoie della libertà- portone che si dischiuderà con un chiavistello. Speranza ci logorava in una città impastata di carne e miseria.
Caleranno nel vermiglio crepuscolo sul tuo volto le palpebre del sole- sipario dolce come la tua pelle dagli aromi di velluto nella salubre vegetazione di boschi e uccelli, diafana più delle lame di luce dell’alba.
Saranno i nostri baci, le carezze a misura di noi stessi, più oltre tutto è macerie. La nostra gioventù si denuda e sogna, l’erba s’arriccia in sordina su strati innocenti di terriccio.
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