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La montagna, gli dei e la poesia

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LA MONTAGNA, GLI DEI E LA POESIA

 

 

Talvolta, andando per monti, accade che il sentiero, prima così ben tracciato e sicuro, si faccia a poco a poco più stretto ed incerto, poi a malapena accennato, sempre più nascosto tra piccoli anfratti e dirupi, e infine scompaia completamente in una indifferenziata radura d’erba rasa dal vento e sassi rosi dai ghiacci. Allora, per chi sale o per chi scende, alla fatica delle membra si aggiunge un sottile turbamento dell’animo che quasi non si osa confessare neppure a se stessi. Quale la giusta direzione? Si guarda in alto, in basso, a destra, a manca. La montagna è sempre là. Serena, impassibile, sfuggente come una dea. Guarda e non parla. Forse però suggerisce… Continuando a destra si incontrerà un abbeveratoio, ma di là il sentiero diverrebbe ben più duro e scosceso…a sinistra c’è solo un impervio cammino tra interminate rocce…Dove, allora? Dubbi, congetture, fantasie, ricordi si accavallano e si confondono nella mente. Ma poi, riportato a terra lo sguardo, si decide quasi inconsapevolmente di continuare a camminare senza una direzione precisa, confidando in non si sa bene che cosa, avvolti nella più acuta incertezza. E si cammina. Inquieti, ma si cammina. Finché d’improvviso, con grande sollievo del cuore, lo sguardo non s’imbatte su un sasso inconsueto, che appare là dove non sarebbe stato possibile non vederlo, marcato com’è da una grossa riga di vernice rossa. È un segno inequivocabile: siamo sulla giusta direzione. Qualcuno qui è passato prima di noi e ha pensato a noi. Avevamo fatto bene a fidarci dell’istinto e della sorte. La montagna è buona se si lascia risuonare nella mente la sua voce silenziosa. Anche la fatica ora allenta la sua morsa e camminare sui monti torna ad essere quel che è sempre stato: un tributo agli dei che abitano quei luoghi.

 

Leggere o scrivere poesia è un po’ come andare per monti. Talvolta si ha la sensazione di essersi perduti. In quei frangenti, vengono in soccorso  brevi citazioni, solitamente poste in evidenza all’inizio del libro o di una sua sezione, o anche solo in capo a una singola poesia. “Segni incisi su e per” - le epigrafi -, così come i vistosi sassi della montagna, sono in grado di indicare una direzione e, in alcuni casi, persino un intero orizzonte. Lasciati da chi, come accade in montagna, aveva temuto d’essersi smarrito, stanno lì a ricordare che è sempre bene lasciar risuonare la  voce ineffabile ed eterna della poesia. Anche nei versi dei poeti infatti possono nascondersi gli dei.

 

 


 Paolo Ottaviani - 17/07/2012 22:10:00 [ leggi altri commenti di Paolo Ottaviani » ]

Ringrazio i lettori "silenziosi".
Un grazie particolarmente affettuoso a Loredana e a Roberto che, pur non "silenziosi", si sono mostrati così benevoli e perspicaci!

 Roberto Maggiani - 17/07/2012 20:57:00 [ leggi altri commenti di Roberto Maggiani » ]

Caro Paolo, una bella meditazione sul leggere e fare poesia.. la montagna porta sempre consiglio. In particolare evidenzio la frase finale: "Anche nei versi dei poeti infatti possono nascondersi gli dei", quanto la sento vera!

 Loredana Savelli - 13/07/2012 17:17:00 [ leggi altri commenti di Loredana Savelli » ]

"Leggere o scrivere poesia è un po’ come andare per monti. Talvolta si ha la sensazione di essersi perduti."

Se non ci si perde, non s’impara ad orientarsi. Vale per molte cose.
Ciao e grazie per la tua proposta.

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